
A far svanire la speranza è stato l’esame minuzioso del Documento programmatico di bilancio (Dpb). Tra le sue righe definitive, infatti, non è emersa traccia di quelle misure che avrebbero dovuto garantire una tredicesima più generosa.
La delusione ha colpito in modo trasversale, interessando sia i lavoratori del settore pubblico sia quelli impiegati nel settore privato .La dinamica, attesa da un’ampia fetta della popolazione attiva, era duplice: in molti ipotizzavano o l’introduzione di un bonus aggiuntivo, da intendersi come una somma una tantum, oppure l’applicazione di una significativa detassazione sulla mensilità extra.
Dalle pagine del documento economico-finanziario è arrivata una risposta definitiva, cristallina nella sua assenza: un intervento mirato di tale portata non è stato ritenuto sostenibile all’interno delle attuali manovre.Di conseguenza, l’assegno di fine anno non beneficerà di alleggerimenti fiscali o di erogazioni straordinarie, restando ancorato alle previsioni standard e lasciando sul campo le speranze dei lavoratori delusi.

Ma perché le aspettative non sono state soddisfatte? La speranza di un incremento era legata all’ipotesi che il Governo introducesse un bonus aggiuntivo una tantum oppure un meccanismo di detassazione sulla mensilità extra (la cosiddetta tredicesima esentasse).L’esame del Documento Programmatico di Bilancio (Dpb) ha confermato che non è stato previsto alcun intervento mirato in tal senso, né per i lavoratori pubblici né per quelli privati.
Un intervento di tale portata è stato implicitamente ritenuto non sostenibile o non prioritario all’interno delle attuali manovre economiche. Di conseguenza, la tredicesima resterà soggetta alle previsioni fiscali standard, senza alleggerimenti o erogazioni straordinarie che potessero compensare l’attuale pressione dell’inflazione o l’aumento del costo della vita.
