A tre anni dalla sua morte, viene disseppellita e fatta camminare per il paese (2 / 2)

La defunta risiedeva nell’isola indonesiana di Sulawesi e, grazie all’autorevole National Geographic, che ogni giorno ci informa delle notizie più strane ma reali del mondo, trattandole da un punto di vista scientifico, oggi sappiamo che il popolo indigeno dei Toraja, che per molto tempo ha vissuto isolato dal resto del mondo, ha un culto di morti davvero suggestivo.

Oggi i Toraja sono di fede cristiana ma, proprio per via del loro isolamento, hanno ereditato il culto arcaico dei defunti, di stampo animista. Per questo popolo la morte è solo l’inizio di un viaggio verso il mondo delle anime. Quando una persona viene a mancare, semplicemente, si addormenta, restando a lungo sospesa tra mondo dei vivi e mondo dei morti.

E’ per dare a tutti i familiari del defunto la possibilità di metabolizzare il lutto, che la mummia viene per mesi o anni lasciata in casa, come se fosse, per l’appunto, addormentata, prima del funerale. Scene decisamente forti, che si possono guardare sul web. Ma non è tutto, in quanto nel Ma Nene, una cerimonia che si svolge annualmente tra luglio e agosto, le mummie vengono disseppellite e portate in giro per il villaggio.

Dopo essere state cambiate d’abito, pettinate, agghindate, vengono fatte sfilare, portate a braccio, per le vie. Gli abitanti offrono loro del cibo, le sigarette, gli alcolici, e scattano qualche ritratto di famiglia col morto. I cadaveri, vengono trattati con sostanze oleose e con formalina, per evitare che dalla loro pelle in decomposizione, fuoriescano cattivi odori.

Per i Toraja, i morti non cessano davvero di provare emozioni, ma si trovano semplicemente in uno stato di riposo. Sono fisicamente sempre presenti e con loro viene instaurato un rapporto speciale, un tantino diverso da quello che si aveva in vita. Per il resto, gli adulti vengono seppelliti in grotte rocciose situate su luoghi impervi, circondati con del filo spinato, mentre i piccoli in tronchi d’albero. Un solo solo tronco può ospitare fino a dieci bambini e l’albero può continuare a vivere, custodendone i resti.