Terribile tragedia nell’arma. Morto maresciallo dei Carabinieri (2 / 2)

Domenico Lafiandra aveva solo 29 anni ed era un maresciallo dei carabinieri, in servizio presso la caserma di Campobello di Licata. Il 14 maggio 2020, questo ragazzo sorridente, benvoluto e stimato da tutti, si è tolto la vita. Si è suicidato con la pistola d’ordinanza sparandosi nel bagno dell’alloggio, in cui il suo cadavere è stato ritrovato da alcuni suoi colleghi dell’Arma.

Una scoperta macabra che ha letteralmente sconvolto coloro che vivevano con lui, condividendo la loro quotidianità professionale e il tempo libero, lasciando nello strazio i parenti e gli amici che non riescono a capacitarsi del gesto estremo. Perché Domenico ha posto fine alla sua giovane esistenza? Forse la sua storia andrebbe approfondita, sottendendo una sofferenza alla quale il maresciallo non ha visto via d’uscita, se non quella, estremamente forte, di uccidersi.

Stando alle testimonianze raccolte, all’epoca dei fatti, fa chi ha avuto rapporti d’amicizia con il maresciallo, Lafiandra era un ragazzo sereno, tranquillo, solare, riservato, che nell’ultimo periodo, a causa dello stravolgimento nelle vite di tutti, legato alla pandemia da Coronavirus e alla reclusione forzata, in rispetto della normativa anti-contagio, sembrava turbarlo.

Una paura, la sua, esternata in confidenze rilasciate ad amici stretti. Domenico se n’è andato, in un giorno qualunque, e con lui si sono spenti i suoi sogni. Questo ragazzo di soli 29 anni desiderava entrare a far parte dei Nas… un desiderio che, grazie alla sua bravura, lo aveva portato a vincere il concorso che, da lì a poco, lo avrebbe portato a trasferirsi nella Capitale. Era, dunque, agli occhi di tutti, una persona felice, specie in quel momento in cui tutto si stava delineando.

 

Nel tentare di ricostruire le sue ultime ore di vita, è emerso che Domenico, intorno alle ore 22:00 della sera precedente il suicidio, aveva chattato su Whatsapp con una persona a lui molto vicina. Dopo l’invio dell’ultimo messaggio, più nulla fino alla mattinata successiva. Sappiamo che alle 7.20 ha visualizzato un messaggio di una sua amica su un gruppo Whatsapp di cui faceva parte.

Verso le 9.00, dunque un’ora e mezzo dopo, i suoi colleghi, non vedendolo arrivare a lavoro, si sono iniziati a insospettire e hanno pensato di andare a vedere come mai stava facendo ritardo. E’ stato allora che, recandosi in alloggio, lo hanno ritrovato privo di vita, nel bagno, con accanto la pistola d’ordinanza con la quale si era suicidato.  Forse la sua storia andrebbe approfondita. Intanto lo strazio dei familiari continua, costellato da mille dubbi che meriterebbero risposta. Non credete?