Un forte terremoto ha colpito questa mattina l’area di Napoli, con epicentro localizzato nei pressi di Bacoli, nei Campi Flegrei. La scossa è stata avvertita distintamente anche in diversi quartieri della città, tra cui Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano, Pianura e Soccavo.
Il terremoto, registrato con una magnitudo di 4.6, è solo l’ultimo episodio di una sequenza sismica che interessa l’area flegrea, una delle zone più delicate d’Italia per via della presenza del supervulcano dei Campi Flegrei.
Per fare chiarezza sulla situazione in corso, abbiamo raccolto il parere del geologo Carlo Doglioni, già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). «Si tratta di un fenomeno già noto: il sollevamento del suolo continua, e finché andrà avanti ci saranno terremoti», spiega Doglioni.
L’innalzamento, attualmente stimato in circa 15 millimetri al mese, è causato dalla pressione esercitata dal vulcano. «È come se un pistone spingesse verso l’alto rompendo la crosta più superficiale», aggiunge l’esperto. In merito all’intensità della scossa, Doglioni precisa: «Il valore di 4.6 è calcolato con la cosiddetta “magnitudo durata”, un metodo specifico per eventi vulcanici. Paragonato alle scosse dell’Appennino, equivale a un’intensità leggermente inferiore».
E rassicura: “A causa delle caratteristiche geologiche dell’area, non sono possibili terremoti molto forti, come quelli di magnitudo 6″. Riguardo ai rischi futuri, Doglioni individua tre possibili scenari: sismico, geochimico (legato all’emissione di gas) e vulcanico. “Al momento non ci sono segnali che il magma stia risalendo, ma l’eruzione resta il rischio più grave. È un vulcano attivo, e continua a comportarsi come tale”, ha concluso.