Strage di Erba, speranze finite per i coniugi Rosa e Olindo (2 / 2)

La scena successiva si era consumata con la velocità di un incendio che non lascia scampo, scuotendo le fondamenta della comunità. Si trattava di una assurdità dai contorni così netti da non lasciare spazio a dubbi: i fatti di Erba si sarebbero impressi per sempre nella memoria collettiva. Le indagini si concentrarono rapidamente sull’appartamento, stringendo il cerchio attorno ai due vicini più insospettabili. Al centro della vicenda emersero i nomi di Olindo e Rosa, i coniugi che avevano trasformato la loro vita condominiale in un inferno.

Nonostante il tentativo di nascondere le proprie tracce, il muro di silenzio si ruppe con un colpo di scena inatteso. Mesi dopo l’accaduto, arrivarono le ammissioni: le confessioni che delineavano la dinamica e la portata di quei gesti.

Per gli inquirenti, la verità era finalmente emersa nella sua agghiacciante semplicità: i dissapori di vicinato erano sfociati in un’azione  sproporzionata. La giustizia, nel suo percorso, aveva portato a un verdetto finale che poneva un sigillo definitivo sulla vicenda.Il caso si chiuse con una frase che, più di ogni altra prova, rivelò l’animo glaciale dei responsabili.

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Dopo la sentenza, fu loro attribuita una dichiarazione che rimase sospesa nell’aria, un’amara conclusione per quella notte di follia: «Adesso sì che possiamo dormire».

Nonostante i tre gradi di giudizio, la storia non si quietò mai. Programmi TV e difensori tenaci hanno alimentato il dubbio, portando nel 2023 all’istanza di revisione. La Corte d’Appello di Brescia, tuttavia, l’ha dichiarata inammissibile nel luglio 2024. L’epilogo è arrivato il 25 marzo 2025. La Suprema Corte ha respinto senza appello il tentativo di riaprire il caso.