C’era grande attesa per la docuserie di Roberta Bruzzone “Nella mente di Narciso” in onda su RaiPlay. Si tratta di un’indagine sui tratti dei narcisisti maligni attraverso l’analisi di quattro casi di cronaca nera. La serie si concentra su comportamenti manipolatori, come seduzione iniziale, isolamento della vittima, svalutazione e ricatti emotivi.
Intervistata dal Corriere della Sera, la Bruzzone si definisce una donna sicura di sé, convinta di aver raggiunto il successo grazie alle sue competenze, senza ricorrere a scorciatoie o sfruttare il proprio aspetto fisico. Ribadisce il suo rifiuto di conformarsi ai modelli patriarcali e si propone come esempio di emancipazione femminile, incoraggiando altre donne a vivere fuori dal controllo sociale e culturale imposto dagli uomini.
La criminologa analizza quattro casi emblematici nella docuserie. Il caso di Benno Neumair rappresenta il narcisista grandioso e pericoloso, mentre il delitto di Sarah Scazzi evidenzia dinamiche familiari manipolatorie. Il caso di Temù, con due sorelle che uccidono la madre, illustra la seduzione narcisistica di gruppo, mentre quello di Tramontano-Impagnatiello mostra un narcisista che maschera la propria vera natura dietro una facciata dimessa.
Sul piano professionale, Bruzzone sottolinea che non esistono delitti perfetti, ma spesso delitti impuniti a causa di errori nelle indagini, in particolare nella gestione della scena del delitto. Tra questi spiccherebbe proprio il caso di Erba. “Crede nell’innocenza di Rosa e Olindo? Assolutamente sì, senza se e senza ma, sono certa che sia il più grande errore giudiziario della storia del nostro paese”, ha affermato la Bruzzone lasciando tutti basiti.
Afferma dunque con certezza l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati per la strage di Erba, definendo il loro caso un grave errore giudiziario. Infine, la nota esperta Bruzzone critica le rappresentazioni del crimine nei media, ritenendole lontane dalla realtà, e commenta negativamente l’imitazione ricevuta dalla comica Virginia Raffaele.