E’ costata carissima ad Azouz Marzouk una vecchia intervista apparsa sul sito il24.it il 15 febbraio 2019. “Chi ha ucciso voleva l’eredità di mia moglie”– aveva affermato in quell’occasione il marito di Raffaella Castagna, nonostante la giustizia italiana avesse ormai fatto il suo corso condannando in via definitiva all’ergastolo i coniugi romano.
In seguito a queste dichiarazioni, i fratelli della moglie hanno sporto denuncia per diffamazione ai danni di Marzouk, accusato di aver chiaramente puntato il dito contro di loro. In effetti menzionando l’eredità, i destinatari di questa accusa non potevano che essere i famigliari della moglie brutalmente uccisa in quella terribile giornata.
I legali dei fratelli Castagna, Massimo Campa e Daniele Spandri, avevano motivato la denuncia con la seguente accusa: “Non vi è dubbio che il dito venga puntato contro la famiglia Castagna, e quindi Pietro e Giuseppe Castagna, fratelli, figli e zii delle vittime del brutale omicidio. Non vi è dubbio che l’accusa del più grave dei delitti sia idonea a determinare il delitto di diffamazione”.
Il giudice monocratico di Como Veronica Dal Pozzo ha ritenuto fondate le motivazioni sostenute dall’accusa, condannando per diffamazione Azouz Marzouk: dovrà scontare 2 anni e 6 mesi e sborsare ben 70 mila euro di risarcimento a Giuseppe e Pietro Castagna.
Avendo perso la moglie ed un bambino piccolo, non c’è dubbio che anche Azouz Marzouk sia una delle vittime principali di quella terribile strage. Tuttavia non per questo gli è consentito puntare il dito pubblicamente contro terze persone senza avere nessun argomentazione fondata a sostegno delle sue considerazioni. E’ per questo motivo che il Tribunale di Como ha deciso di condannare il tunisino ad un risarcimento particolarmente pesante.