Strage di Erba, dopo 16 anni arriva la confessione di Olindo Romano (2 / 2)

Olindo Romano, 61 anni, ex netturbino, condannato all’ergastolo in concorso con la moglie con l’accusa di aver ucciso Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, intervistato dall’Adnkronos all’interno del penitenziario di Opera, a Milano, ha ribadito propria innocenza e quella della Bazzi e ha chiesto agli inquirenti di seguire altre piste, come quella dello spaccio di droga che, a suo avviso, non è mai stata approfondita. Romano, difatti, imputa gli omicidi a persone esterne, o meglio a soggetti che potessero avere conti in sospeso con Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef.

Romano ha dichiarato: “In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po’ il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere”. L’uomo, tramite il suo avvocato Fabio Schembri che ,insieme ai colleghi Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello, è intenzionato a richiedere una revisione del processo alla luce di “nuove prove e un testimone chiave”, ha deciso di aprirsi ai microfoni della famosa agenzia stampa.

Riguardo al suo legale, Olindo ha affermato che: “È sempre stato convinto della mia innocenza e di quella di Rosa e non è più l’unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba. Non so perché non sia stata approfondita la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso” . Ad Adnkros ha continuato a ribadire che le accuse rivolte a lui e alla moglie Rosa Bazzi sono infondate e le ho fatto con queste parole: “Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro, tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone (la casa circondariale di Como), ci siamo accorti che i sospettati eravamo noi Da allora tutto è assurdo e continua a essere irreale”, per poi aggiungere: “Le liti dalla casa di Raffaella e Azouz le ricordo bene, litigavano spesso, ma non per questo abbiamo pensato di fare una strage. Non c’entriamo nulla (…), una strage simile può farla solo chi è abituato a fare quelle cose”.

Riguardo Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, unico sopravvissuto alla stage di Erba, venuto a mancare nel 2014, ritiene che sia stato utilizzato come loro, descrivendolo come brava persona. Olindo è convinto che qualcuno abbia manipolati i ricordi di Frigerio per farlo testimoniare contro lui e la moglie, dunque per l’ex netturbino è stato una vittima.

Olindo è in una cella lontano dalla moglie che, per tanti anni, è stata sua compagna inseparabile di vita. Riguardo alla sua amata Rosa, il 61enne ha dichiarato di averla vista due giorni prima di Natale, quando è andato a colloquio da lei a Bollate, chiosando: “Mi tiene a galla il pensiero che prima o poi, spero prima che poi, si possa accertare che non abbiamo commesso noi la strage di Erba”. Per dovere di cronaca, ricordiamo che i giudici della Suprema corte, nelle motivazioni di condanna all’ergastolo, scrissero che c’erano “prove inconfutabili”, una testimonianza solida (quella di Frigerio) e nessun tipo di coercizione, precisando che i due condannati agirono in base a “un meccanismo reattivo generato da sentimento di odio, grettezza, individualismo covati per lungo tempo”.