"Stesso DNA". Yara e Sharon, clamorosa svolta nel caso (2 / 2)

Sono in tanti a chiedersi cosa stia succedendo, dopo gli ultimi aggiornamenti riportati sul settimanale Giallo,  che tratta dei più scottanti  casi di cronaca nera efferata. Sul prestigioso settimanale è riportato che il legale che difende Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, avrebbe chiesto alla Procura (il condizionale e’ d’obbligo,  e presto vi spiegheremo il perché )  di verificare se il reo confesso del delitto di Sharon Verzeni, Moussa Sangare,  possa essere in qualche modo collegato al delitto di Yara Gambirasio.

Ma qual è il presunto legame intercorrente tra i due casi di cronaca che hanno scosso il nostro Paese? Tutto partirebbe dal fatto che  è stata proprio una telecamera di Chignolo d’Isola a catturare la fuga, in sella alla bici, di Moussa dopo il delitto di Sharon,  e Chignolo d’Isola è il paese in cui si trova il campo del casuale rinvenimento del corpo della povera ginnasta.  Sangare era 18enne quando Yara è  deceduta, ossia nel 2010.  La richiesta dell’avvocato Salvagni ha lasciato tutti un po’ basiti. Il legale, dal suo canto, ha negato di aver richiesto  un esame sul Dna (che non sia quello di Ignoto 1).  Giallo ha riportato la replica di Roberta Bruzzone,  la quale ha ritenuto ” semplicemente fantasiosa” l’ipotesi avanzata da Salvagni, in quanto colui che  ha tolto la vita a Yara, ossia Bossetti, è già in cella.

Salvagni,  come sanno perfettamente  tutti coloro che seguono il caso, da anni si batte   per il  test del Dna, poiché proprio questo ha sancito la condanna del suo assistito, Bossetti, in quanto prova regina. L’avvocato ritiene che ci sarebbero stati due Dna rimasti ignoti e nove formazioni pilifere non appartenenti al suo assistito, ritrovate sulla salma della ginnasta, quindi fa leva sul presunto errore commesso dalla pm Letizia Ruggeri, che nel corso delle indagini  avrebbe spostato 54 campioni di Dna, portando al loro deterioramento e all’ inutilità.

La difesa fa leva, in particolare,  sul Dna mitocondriale,  rinvenuto sugli indumenti intimi di Yara, che non coincide con il Dna nucleare di Bossetti; aspetto che per Salvagni è stato ignorato. Nella serie Netflix sul caso di Yara, Peter Gill, esperto di genetica forense,  ritiene che, oltre al Dna di Bossetti, doveva esserci il Dna mitocondriale di una terza persona. Il legale dell’ex muratore ha dichiarato: “La certezza con cui si afferma che sul corpo di Yara c’era il nucleare di Bossetti è ascientifica“, motivando la somiglianza tra Dna simili con l’esistenza di una sorta di  “microcosmo genetico”  nella Bergamasca.

Salvagni ora chiede che vengano esaminati di nuovo gli  indumenti di Yara per cercare eventuali altre tracce di Dna, comparando i campioni trovati sulla salma della ginnasta  con quelli di Sharon Verzeni; il cui  delitto è stato confessato da Moussa Sangare.  Va precisato, a scanso di equivoci, che per la nostra giustizia, Massimo Bossetti è il colpevole del delitto della Gambirasio.