Massimo Bossetti e Alberto Stasi sono, secondo la giustizia italiana, gli autori, rispettivamente, del delitto di Yara Gambirasio e di Chiara Poggi. Anche Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per il delitto della giovane ginnasta, ha espresso il suo punto di vista su Stasi, dicendo: “Ma come si fa a non seguire il caso di Alberto Stasi? Se ne parla giorno e notte, nei tg e nelle trasmissioni. E meno male che se parla. Ho convissuto momenti assieme ad Alberto Stasi qui in cella. Mi basta la mia emblematica, assurda e vergognosa situazione per comprendere quello che ha vissuto Stasi, quanto pure lui su di lui sia accaduto”.
Parole forti, quelle del muratore di Mapello, rilasciate a Tele Lombardia, parole dalle quali si evince la solidarietà di Massimo nei confronti di Stasi, secondo lui in cella da innocenti entrambi.
L’ex muratore di Mapello ritiene che i magistrati, incompetenti, dovrebbero pagare per i propri errori e per le indagini non fatte bene, vergognandosi piuttosto che esercitare un ruolo che non gli compete, chiosando: “Ci sono persone che si innamorano di una tesi o di un’indagine, giusta o sbagliata che sia. Chi se ne frega. Quella è e quella rimane. Ricordiamoci sempre che in questa realtà carceraria esistono persone che hanno commesso un illecito, ma esistono purtroppo anche persone recluse da innocenti, ma questo non interessa a nessuno”.
Alberto Stasi, che ha da poco ottenuto la semilibertà, intervistato da Le Iene, riguardo alla riapertura delle indagini sul caso Chiara Poggi, ha detto: “E’ uno tsunami di emozioni quello che ho in cuore e che salti fuori la verità, che venga fuori tutto quello che deve emergere e che non è ancora emerso. Fiducia e speranza che tutto possa essere chiarito e accertato”-
Riguardo ad Andrea Sempio, ha ribadito che era totalmente estraneo alla sua cerchia di amicizie e di conoscenze. Il 41enne si è detto assolutamente garantista , aggiungendo: “Sono anche comunque convinto che non si debba avere paura della verità”, ricordando: “tra pochi mesi potrei essere definitivamente a casa, quindi non sono questi pochi mesi che fanno per me la differenza ma motivazioni più profonde”.