La federboxe ungherese ha preso una posizione molto dura riguardo al match tra Luca Anna Hamori e Imane Khelif, denunciando l’incontro come impari e ingiusto. In una lettera di protesta inviata al Comitato Olimpico Internazionale (CIO), la federazione ungherese ha espresso la sua indignazione, definendo la situazione “inaccettabile e scandalosa”.
Tuttavia, secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, il portavoce del CIO, Mark Adams, ha rassicurato sul fatto che l’atleta algerina abbia presentato una documentazione medica completa. “Gli organizzatori hanno certificato che Imane non dispone di alcun vantaggio derivante dalla sua situazione ormonale”, ha affermato Adams.
La controversia ha sollevato molte discussioni, anche tra i vertici sportivi italiani. Il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), Giovanni Malagò, è intervenuto sulla questione esprimendo un certo imbarazzo istituzionale. Malagò ha ricordato che Khelif è una pugile con una lunga carriera alle spalle, avendo partecipato a numerose competizioni internazionali, inclusi i Giochi del Mediterraneo e le Olimpiadi di Tokyo 2021, dove ha rappresentato l’Algeria come portabandiera.
“Ha un passaporto che dichiara che è donna“, ha sottolineato Malagò, invitando a non giudicare oltre le competenze specifiche degli enti preposti. La presa di posizione della federboxe ungherese ha però evidenziato un problema più ampio riguardante le politiche di inclusione e la regolamentazione delle competizioni sportive internazionali.
Mentre il CIO ha fornito rassicurazioni sulla conformità di Khelif, la questione rimane aperta e potrebbe influenzare future decisioni in ambito sportivo. Il caso di Imane Khelif ha quindi acceso un dibattito importante, non solo sulla specifica gara, ma anche sulla più ampia questione della partecipazione di atleti con diverse condizioni ormonali nelle competizioni femminili.
Le diverse posizioni e reazioni, tra cui quella della federboxe ungherese e le rassicurazioni del CIO, mettono in evidenza la complessità del problema e la necessità di un approccio equilibrato e informato. La comunità sportiva internazionale dovrà confrontarsi con queste tematiche per garantire che le competizioni rimangano giuste e inclusive per tutti gli atleti.