Sorelle morte a Riccione, la vergogna corre sui social: “La colpa è dei genitori..” (2 / 2)

In fin dei conti non si tratta dei propri figli, vero? E non c’è rispetto per la morte e per il dolore di chi rimane in vita, pervaso da sensi di colpa che non dovrebbe avere. Come sempre la gogna dei social ha preso il via, inarrestabile. I soliti leoni da tastiera e gli haters, quelli che sanno solo offendere, diffamare, insultare, hanno pensato di colpire proprio la famiglia Pisanu, con giudizi offensivi e non richiesti, si sono eretti giudici di un dolore profondo di cui papà Vittorio e mamma Tatiana non hanno colpe.

Non sta a loro giudicare. C’è chi, senza sosta, sta facendo il suo lavoro per ricostruire la dinamica della tragedia, visto che le telecamere di videosorveglianza non hanno ripreso il drammatico momento che ha posto fine alla vita delle 2 ragazze. I leoni da tastiera, che non hanno rispetto né per i vivi, né per chi, purtroppo, non c’è più, continuano a puntare il dito sui genitori di Giulia e Alessia, sostenendo che 2 ragazzine non dovevano essere lasciate da sole, per giunta a ballare in discoteca, che non avevano nessuno a vigilare su di loro, colpevolizzando i genitori di averle “abbandonate”.

Sappiamo perfettamente che non è così perché papà Vittorio che proprio quel maledetto sabato scorso non se la sentiva di accompagnarle perché stanco, cedendo al desiderio delle figlie di andarsi a divertire in discoteca, aveva detto loro tassativamente che sarebbe andato lui a prenderle da Riccione. Oltre all’immane dolore, contro natura, della perdita di 2 figlie, Vittorio e Tatiana stanno ricevendo accuse, accuse pesantissime, quando si dovrebbe solo avere rispetto e silenzio per questi genitori, per Giulia e per Alessia che non ci sono più.

Maura Manca, psicoterapeuta esperta dell’età evolutiva e presidente dell’osservatorio nazionale Adolescenza onlus, ha spiegato che i genitori non devono essere accusati, dicendo: “Dobbiamo ragionare di più, ma il cellulare elimina le emozioni. Ormai tutto è pubblico: criticare e giudicare un genitore in una condizione di questo tipo è veramente grave. Io lavoro con i ragazzi e tocco situazioni drammatiche, estreme, in situazioni così una parte dei genitori muore assieme ai figli”. 

Per far capire a chi ancora non vuole o non riesce a comprendere cosa significhi una tragedia come questa per i genitori delle vittime, la dottoressa manca ha proseguito: “È per loro una tortura fisica perché probabilmente non si daranno mai una spiegazione. La perdita di un figlio è un dolore inimmaginabile, contro natura fondamentalmente. Il nostro cervello, invece, ha bisogno di capire e di sapere ed essere attaccati pubblicamente aumenta lo strazio”. La psicologa ha così concluso: “ Essere vittime di attacchi gratuiti, di persone che non conoscono la situazione, continua ad alimentare il problema e gli fa rivivere l’incubo. Il padre, la voce della figlia che gli dice ’Stiamo tornando’, la sentirà per tutta la vita: il cervello terrà stretta quell’ultima volta che si sono telefonati. Le persone questo non lo capiscono. Molti genitori si lasciano andare dopo la morte del figlio, non ce la fanno”.