Sinisa Mihajlovic, la notizia choc sulla tomba (2 / 2)

Riquadro 119, cappella 2, piano terra. E’ qui che una semplice lapide bianca, in cui compaiono data di nascita e di morte, con una splendida immagine che immortala il campione serbo, prima calciatore, poi allenatore, sorridente, come ha sempre fatto prima che la malattia gli strappasse quel sorriso, racchiude il suo corpo. E’ passato già un mese dal decesso, eppure Sinisa continua a compiere grandi “miracoli”. Era e rimarrà un uomo amato da tutti per la sua semplicità, per la sua schiettezza, per l’esempio di lotta contro la malattia senza mai abbassare la testa, anche nei momenti più bui.

Mihajlovic è stato capace di unire tutti a prescindere dalla fede calcistica e questo lo si evince dai tantissimi messaggi che continuano ad inondare le sue pagine. Sono messaggi che travalicano, senza ombra di dubbio, il colore della maglia, la posizione in classifica, ma che ricordano cosa questo grande sportivo è stato capace di realizzare in vita.Il 16 dicembre, le speranze degli italiani di una lieta notizia, sono state vanificate per sempre dall’annuncio con cui, i familiari, hanno comunicato la morte del campione. Poche righe ma forti, in cui si legge: “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic”.

Un affetto profondo, quello nutrito dai tifosi di tutte le squadre in cui ha giocato e che ha allenato ma anche di chi, pur non essendo appassionato di calcio, lo ha sempre ammirato in campo. Un affetto evidente dal vero e proprio pellegrinaggio sulla sua tomba al Verano, dove in tantissimi si recano per salutare ilacampione serbo. La sua è una tomba semplice, che rispecchia a pieno quello che Sinisa è stato in vita. Non c’è scritto nulla delle sue imprese eroiche in campo perché non amava vantarsi della sua grandezza (evidente a tutti).

Sulla lastra di marmo compare solo l’essenziale: la data di nascita e morte e due parole in serbo: “Volimo te”, ovvero “Ti vogliamo bene”, “Ti amiamo”. Tra i tanti che si sono recati sulla sua tomba, c’è chi ha lasciato un messaggio nel libro delle firme, chi ha voluto regalargli un pelouche a forma di leone, chi l’adesino della Stella Rossa. Commuove un cuoricino di carta lasciato da un piccolo tifoso; un alberello di Natale; un’icona ortodossa raffigurante san Basilio.

Non mancano messaggi crudi, di chi non lo apprezzava sul campo ma nella vita: “Come avversario per me rimarrai sempre lo zingaro, ma come uomo sei uno di quelli che ammiro più al mondo”. Roberto, tassista romano, scrive: “Un abbraccio al più grande uomo che ho conosciuto”, mentre Lorenzo: “Il tuo sinistro sempre nei nostri cuori” e “Grazie per l’uomo che sei stato, nello sport come nella vita . A Bologna ti abbiamo amato tutti”. Non mancano le foto e le cartoline di Sinisa con tutte le maglie indossate nella sua lunga e ricca carriera; così come non mancano le figurine Panini.