Siniša Mihajlović, è successo all’apertura della camera ardente: fan increduli (2 / 2)

 

Non potevamo certo aspettarci un finale simile, in quanto il guerriero dal cuore d’oro, il grande Miha, dall’aspetto burbero ma così tanto innamorato della sua grande famiglia, costruita con Arianna Rapaccioni, la donna da cui ha avuto cinque splendidi figli, ha lottato strenuamente, ironizzando anche sulla recidiva, con la speranza di restare aggrappato a quella vita fatta di alti e bassi. Ha giocato la partita più grande, non i 90 minuti in campo, ma quelli per la vita, ma il mostro ha avuto la meglio. Sono davvero struggenti le immagini del feretro che fa il suo ingresso nella camera ardente. In tante le sciarpe poggiate su di esso, tra cui quelle della Lazio, del Bologna, del Torino e dell’Inter e, accanto, le corone di fiori della Fifa e di Infantino.

I familiari e gli amici più intimi avevano reso omaggio a Sinisa già ieri alla Clinica Padeia. Stamattina è stata la volta delle cariche istituzionali, dei colleghi, dei tifosi. Non poteva mancare il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che si è messo in fila per omaggiare il campione serbo., facendosi il segno della croce davanti alla bara, per poi salutare la moglie Arianna e i figli. In piedi, vicino la famiglia,, l’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda, Alessandro Onorato che, assieme al sindaco Roberto Gualtieri, ha voluto fortemente la camera ardente in Campidoglio. 

Tra i primi calciatori ad arrivare l’ex centrocampista laziale Andrea Agostinelli, visibilmente commosso. Tra i presenti, l’allenatore del Napoli Luciano Spalletti che ieri, in diretta Sky, aveva definito Sinisa “un avversario leale, sempre. Uno che detestava le maschere, ci ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo. E’ un momento tristissimo per il calcio”. Nella camera ardente allestita in Campidoglio c’è la moglie Arianna, i 5 figli, la mamma Viktoria e il fratello Drazen ma in tantissimi, già da prima delle 10:00, erano pronti per dare l’ultimo saluto al grande campione, quel “figlio venuto da lontano che la Capitale ha accolto, coccolato e rispettato”.

Per Sinisa l’Italia era la sua seconda casa e questo lo aveva sempre ribadito. Un amore reciproco, in particolare, quello tra Roma-Città Eterna e il calciatore serbo. Non potevano certo mancare i tifosi, tantissimi laziali ma anche bolognesi, interisti, fiorentini. perché Sinisa con la sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile in tutti, indipendentemente dalla fede calcistica. Un grande combattente in campo e nella vita; un esempio per tutti.

Anche la Stella Rossa, suo primo club, sta rendendo omaggio a Sinisa. Al Marakana, lo stadio del club serbo, le sue scarpe sono state collocate accanto a un mazzo di rose rosse e bianche, i colori della Stella Rossa. Dentro lo stadio un lungo striscione per il grande campione. Momenti di commozione, di lacrime, di tristezza infinita, di riflessione, di vuoto… quel vuoto che nessuno potrà colmare in quanto Sinisa era un uomo unico, ancor prima che un grande campione. La Camera ardente in Campidoglio, per l’ultimo saluto al grande Sinisa, resterà aperta dalle 10 fino alle 18 di questa domenica. I funerali, invece, si terranno domani, lunedì 19 dicembre, alle 11.30, presso la basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Piazza Esedra.