"Sindrome multiorgano". Papa Francesco, l’annuncio dello pneumologo Boffi (2 / 2)

Il bollettino serale della Sala Stampa della Santa Sede ha fatto emergere che, nelle ultime ore, il Santo Padre non ha avuto ulteriori crisi provocate da assenza di ossigeno. A questa notizia positiva se ne aggiunge una negativa, in quanto gli  esami clinici della giornata di ieri, hanno evidenziato una iniziale insufficienza renale. 

Il professor Roberto Boffi, Dirigente Medico Responsabile dell’S.S.D. Pneumologia dell’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,  ha fatto il punto della situazione, parlando dei rischi reali del pontefice. 

 Il Papa rischia la setticemia, quindi  che tutto l’organismo si infetti, colpendo in particolare il sistema cardiaco e renale. A quel punto il rischio di decesso è spesso dato da scompensi cardiaci, proprio perché non arriva ossigeno al cuore o al cervello. Per questo motivo gli è stato somministrato tanto ossigeno.  I polmoni possono farcela da soli.

A preoccupare, invece, sono  cuore, il cervello, i reni, che hanno bisogno di ossigeno per non andare in tilt. L’insufficienza renale, seppur allo stato iniziale,  si è aggiunta,  da ieri,  al quadro clinico e questo era un rischio messo in conto.

 I reni funzionano a ossigeno e esiste un malfunzionamento renale proprio da ipossia.  Il professor Boffi  ha rimarcato quanto il rischio da scongiurare sia la  sindrome multiorgano che comincia a coinvolgere altre parti del corpo, rendendolo progressivamente più debole. Questo fa paura.  La  condizione di Papa Francesco è  ancora critica, in quanto è sottoposto alti flussi, quindi ben lontano da un’autonomia respiratoria.