
Il fatto si è consumato durante le prime ore del giorno il 26 Novembre, gettando un’ombra pesante sulla gestione interna della struttura penitenziaria di via Appia Brindisi. L’uomo, lucano, aveva scelto la via dell’atto estremo come unica fuga dalla sua condizione.
Non appena il personale ha scoperto quanto accaduto, è scattato un protocollo di emergenza, ma ogni tentativo di intervento si è rivelato inutile. La notizia ha immediatamente innescato la dura reazione del sindacato di categoria. A denunciare apertamente il male sistemico è stata l’Uilpa Polizia Penitenziaria, che ha alzato la voce contro una situazione definita insostenibile.
Secondo la sigla sindacale, le attuali condizioni operative e logistiche sono “a dir poco proibitive”, con effetti diretti e pericolosi sul benessere dei reclusi e sulla sicurezza degli stessi agenti in servizio. Il numero citato dalla Uilpa è la prova più amara: quel 195 percento di sovraffollamento non è solo un dato statistico, ma il segno lasciato da una crisi che rende la vita detentiva in Puglia estremamente difficile. Il gfatto avvenuto in pieno giorno, torna a porre l’attenzione su un sistema al limite, dove il sovraffollamento continua ad essere la causa principale di un clima di costante emergenza.

“Dall’inizio dell’anno sono ben 72 a livello nazionale i reclusi che si sono tolti la vita (più un internato in una Rems), cifra alla quale bisogna aggiungere 4 operatori”– ha affermato Gennarino De Fazio segretario generale di Uilpa Polizia Penitenziaria. Una situazione che secondo il sindacalista non più andare avanti.
A perdere la vita è stato appunto un cittadino della Basilicata, Filippo Grieco che stava appunto scontando la sua pena nella casa circondariale di Brindisi. I parenti in lucania sono stati immediatamente avvisati di quanto accaduto.