Nella notte tra il 29 e il 30 luglio, Sharon Verzeni ha fatto una tremenda telefonata al 118, esclamando: “Mi ha accoltellato”. Questa frase, registrata alle 00:52, suggerisce che la 33enne potesse riconoscere il suo killer, offrendo una potenziale pista alle autorità. Tuttavia, nonostante questo nuovo elemento, i carabinieri non hanno ancora trovato indizi concreti che possano far avanzare significativamente l’indagine.
Sharon, nota per le sue passeggiate serali, aveva l’abitudine di cambiare percorso frequentemente, ma quella sera era stata vista dirigersi verso una via stretta e centrale, l’unica popolata e di passaggio. La scelta del luogo e del momento dell’aggressione solleva interrogativi sul perché il killer avesse deciso di colpirla in un punto così specifico, nonostante Sharon avesse trascorso le sette sere precedenti a casa e non avesse mai passeggiato in quella via a quell’ora.
Il compagno di Sharon, Sergio Ruocco, che al momento del delitto stava dormendo, è stato scagionato. Le telecamere di sorveglianza hanno confermato la sua presenza in casa, mentre Sharon era stata vista uscire da sola. I carabinieri hanno effettuato un sopralluogo presso la loro abitazione, confermando che Ruocco è considerato un testimone piuttosto che un sospettato.
Le indagini si concentrano ora anche sul centro di Scientology di Gorle, che Sharon frequentava da meno di un anno. I carabinieri devono ancora interrogare i responsabili del centro per escludere eventuali collegamenti con il delitto. Dopo tre settimane dall’evento, le indagini proseguono senza indagati specifici.
Nel frattempo, è emersa una lettera sul luogo del delitto, scritta da una zia di Sharon, che sollecita chiunque abbia informazioni utili a farsi avanti. Questo appello potrebbe offrire una nuova pista alle autorità, che sperano di ricevere dettagli che possano finalmente svelare l’identità del colpevole e portare giustizia per Sharon Verzeni.