Moussa Sangare, interrogato dal gip, ha raccontato analiticamente cosa ha fatto quella maledetta notte in cui si è macchiato del delitto di Sharon Verzeni e le sue confessioni sono state messe nero su bianco, all’interno di un verbale a dir poco sconvolgente che racchiude la vita e la personalità del 31enne, reo confesso.
Ha parlato di cosa faceva una volta sveglio, occupandosi principalmente di musica, rap e hip-hop, che è il suo lavoro, per poi parlare del suo rapporto con gli stupefacenti, fumando le canne in studio quando l’ispirazione manca, comprando fumo e birra con i soldi dei diritti della musica.
Bergamonews, ripreso da Leggo.it, riporta il contenuto del verbale di Moussa Sangare, da cui emerge la passione del reo confesso per i coltelli, per i film polizieschi, ma anche per i programmi di storie vere, i casi «dove l’assassino usa i coltelli». Non mancano le confessioni sulla sua bisessualità, sino al passaggio più straziante, quello dell’incontro con Sharon che non aveva mai visto prima. Su di lei ha detto: «sapevo che volevo accoltellarla», per poi addentrarsi nel racconto di ciò che ha fatto poco prima di toglierle la vita.
Mossa ha dichiarato: «Prima le ho chiesto scusa per quello che stava per accadere, poi l’ho colpita al petto e alla schiena (tre volte, ndr), dopo averla rincorsa. Se mi avesse spintonato probabilmente me ne sarei andato», ed ancora: «Sharon tremava e urlava “codardo perché, sei un bastardo”». per poi precisare di aver ripreso la bici e di esseri allontanato, lasciando la donna agonizzante.
Quando è rientrato a casa, non ha avuto il benché minimo pensiero per la 33enne cui ha tolto la vita, ma solo alle sue emozioni. Difatti nel verbale è riportato: «Mi sono chiesto perché non stessi piangendo. Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero. Pensavo: che roba!». Un verbale raggelante da cui è emerso che la Verzeni gli ha urlato contro bastardo, prima di andare incontro al suo triste destino .