Sgomento durante i funerali di Martina, l’accusa del Cardinale: "È stata colpa di…" (2 / 2)

Il cardinale, nel corso della cerimonia funebre, ha esordito dicendo: «Dire basta non sia una condanna, ma un diritto», con la voce rotta dal pianto. Si è fermato,  dinnanzi a migliaia di presenti ai funerali della povera Martina Carbonaro, per poi  proferire parole dure di condanna che, rapidamente, hanno fatto il giro del mondo.

L’arcivescovo di Napoli ha tuonato:  «È femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia. Non è gelosia. Non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole» Si è rivolto  «soprattutto ai ragazzi, quelli che non sanno più gestire la rabbia, che confondono il controllo con l’affetto, che pensano ancora che amare significhi possedere. Che vedono la donna come qualcosa da ottenere, da tenere, da non perdere mai. Che, se vengono lasciati, si sentono umiliati, » Ognuno, del resto, è responsabile delle proprie azioni.

Il cardinale, commosso,  ritiene che non si sia trattato di follia ,raptus o gelosia ma di eduzione collettiva che coinvolge tutti, grandi e piccoli, ribadendo che l’amore non è possesso, non è controllo, non è dipendenza. L’amore vero rende liberi, non trattiene, non costringe e non punisce.  «Se amare ti fa male, non è amore. Se per amore devi annullarti, non è amore. Se per amore arrivi a fare del male, non è amore; ma solo v. E la non è mai giustificabile», ha aggiunto, precisando: ” Martina è morta per un’idea dell’amore. Un’idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa».

«Sento il dovere di dire basta. Basta parole deboli. Basta giustificazioni. E vorrei dire ai ragazzi qui presenti, agli amici di Martina e ai giovani di questa nostra terra: fate in modo che questa non sia vana. Trasformate le vostre lacrime in impegno, il vostro strazio  in una rabbia pacifica, capace di costruire e rovesciare le sorti di questo nostro sistema violento. E lo dico soprattutto a voi, ragazzi: stanate dentro di voi quei pensieri distorti riguardo all’amore, guardate in faccia le vostre difficoltà, liberatevi dall’idea del possesso, imparate a gestire la frustrazione, chiedete aiuto quando dinanzi a un “no” la rabbia vi divora, ve ne prego, lasciatevi aiutare in questo! Non restate soli!».

E non  è mancato un riferimento all’uso spropositato dei social: «Non affidate solo ai social le vostre emozioni: non bastano un post o una storia per guarire un cuore che grida. Cercate il coraggio di dare fiducia a chi può davvero ascoltarvi. Affidatevi a quegli adulti che ci sono e ci sono davvero: i docenti delle scuole, gli educatori delle nostre parrocchie, i tanti professionisti competenti che potete incontrare sul vostro cammino. Chiedete aiuto, prima che sia troppo tardi.”