Rudy Guede, la confessione da uomo libero : "Quella sera Meredith.." (2 / 2)

Rudy Guede che, per la prima volta, dopo 16 anni, è tornato nei pressi della casa in via della Pergola, dove fu tolta la vita alla studentessa inglese Meredith Kercher, ha dichiarato: “Qui a Perugia ho cercato di soccorrere una ragazza che poi è morta“.

Lui, che ora è un uomo libero, vive a Viterbo e continua a professarsi innocente: “La pena che dovevo scontare in nome della legge si è conclusa, ora mi resta quella segnata dal giudizio degli sconosciuti, dalle occhiate sghembe al mio passaggio”. 

Nel ripercorrere gli anni di reclusione, intervistato da Il Corriere della Sera, Rudy Gueede ha dichiarato: “Nei primi giorni di galera in Germania mi hanno tenuto isolato per tre giorni in una cella da solo, quando mi hanno fatto uscire ho chiesto una lametta da barba e mi sono tagliato, caddi per terra, venni soccorso”, aggiungendo: Il momento più brutto è stato quando il mio compagno Roberto si è tolto la vita. Stavo rientrando in cella, ho aperto lo spioncino e ho visto che i suoi piedi penzolavano, si era impiccato con il mio scaldacollo, ho rivisto di nuovo la morte da vicino”. 

Non sono mancati i pestaggi da parte degli altri detenuti e ha avuto la forza di raccontarli: “Una volta venni picchiato dai compagni di cella. Mi imposero di pulire la stanza, dissi no, mi colpirono all’occhio sinistro. Piangevo senza farmi vedere. Quante volte mi sono svegliato nel cuore della notte, ingannato dal sogno di essere libero, di stare coi miei amici, con la mia famiglia. In quei momenti l’unico modo di reagire era aggrapparmi a quelle ali che si chiamano ricordi e volare ai tempi dell’infanzia”

Va ribadito che l’ivoriano continua a professarsi innocente. Lo fa con queste parole: “Se le mie mani sono macchiate di sangue è perché ho tentato di salvare Meredith. La paura ha preso il sopravvento e sono scappato come un vigliacco lasciando Mez forse ancora viva. Di questo non finirò mai di pentirmi”, precisando: “Non passa giorno che non le dedichi un pensiero. È un macigno nell’anima, sarà così finché vivrò. Ho scritto ai suoi familiari ma non mi hanno risposto. Vorrei dirgli di perdonarmi se non sono riuscito a fare tutto il possibile per salvarla. Farle visita al cimitero in Inghilterra? Meglio di no”. Dopo la reclusione, Rudy vive a Viterbo, è fidanzato, lavora al mattino presso la biblioteca del centro studi criminologici, mentre di sera fa il cameriere in un ristorante.