Romano Prodi, la grave notizia pochi istanti fa (2 / 2)

L’intervento di Romano Prodi al Villaggio Coldiretti di Bologna ha riacceso un dibattito che, di tanto in tanto, torna alla ribalta nell’agenda economico-finanziaria italiana: il rientro delle riserve auree attualmente custodite all’estero. L’ex presidente del Consiglio ha sottolineato come oro e acqua rappresentino “questioni di prudenza strategica”, richiamando l’attenzione sulla necessità di consolidare la sovranità economica in un contesto internazionale percepito come incerto, soprattutto per quanto riguarda la situazione politica e monetaria negli Stati Uniti.

Con un approccio pragmatico, Prodi ha citato il modello francese, evidenziando come Parigi abbia progressivamente riportato le proprie riserve sotto il controllo nazionale, trasformando questa scelta in un elemento di sicurezza e in un simbolo tangibile di indipendenza economica e politica.

Attualmente l’Italia possiede 2.452 tonnellate di oro, tra le maggiori scorte al mondo, con circa il 43% depositato presso la Federal Reserve di New York e porzioni più piccole custodite in Svizzera e nel Regno Unito. La diversificazione dei luoghi di custodia, come sottolineato dalla Banca d’Italia, serve a ridurre i rischi e a garantire una pronta disponibilità dell’oro nelle principali piazze finanziarie internazionali. Tuttavia, l’idea di riportare l’oro in patria implica una serie di valutazioni complesse: dalla logistica del trasporto e delle assicurazioni, fino all’impatto operativo nei mercati, dove la presenza fisica delle riserve all’estero consente di effettuare operazioni rapide di swap o collateral.

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Un eventuale rimpatrio comporterebbe quindi maggiori costi e una pianificazione attenta, senza tuttavia snaturare l’obiettivo strategico di avere un controllo più diretto sul patrimonio nazionale. L’esperienza di altri Paesi europei dimostra che operazioni di questo tipo sono possibili e realizzabili. La Bundesbank, tra il 2013 e il 2017, ha riportato a Francoforte 674 tonnellate d’oro da New York e Parigi, completando l’operazione in anticipo e con costi gestibili, mentre Austria e Paesi Bassi hanno effettuato rimpatri significativi negli ultimi anni. Questi precedenti mostrano come le sfide tecniche e logistiche possano essere superate, trasformando un gesto simbolico in un intervento concreto di politica economica. Allo stesso tempo, le considerazioni di Prodi si inseriscono in un contesto più ampio, fatto di tensioni geopolitiche, oscillazioni dei tassi e mutamenti nelle strategie delle banche centrali, dove l’oro resta un punto di riferimento stabile e sicuro per la protezione del patrimonio nazionale.

L’appello dell’ex presidente del Consiglio, quindi, non si limita a un richiamo di ordine simbolico: rappresenta anche una riflessione concreta sul ruolo strategico delle riserve auree nel rafforzare la sicurezza finanziaria e la resilienza dell’Italia di fronte a scenari internazionali complessi. L’operazione di rimpatrio, pur non essendo urgente dal punto di vista operativo, costituirebbe un segnale chiaro di autonomia e attenzione alle risorse del Paese, stimolando un dibattito che intreccia economia, geopolitica e pianificazione a lungo termine.