
La risposta è arrivata dritta e senza filtri, risuonando nel dibattito come un giudizio definitivo: per Rocco Casalino, l’attuale segretaria del Partito Democratico “vale Di Maio”. Si tratta di una similitudine che affonda le radici in un passato recente e ben noto. Casalino ha infatti ricordato il momento in cui il Movimento 5 Stelle, nel 2018, ottenne un risultato eccezionale alle urne.
L’ex portavoce ha spiegato che, pur avendo raggiunto il 33% dei consensi, Luigi Di Maio non divenne Presidente del Consiglio, perché semplicemente non possedeva il “curriculum” adeguato al ruolo da ricoprire.
Il senso del monito rivolto a Elly Schlein è chiaro e inequivocabile: con i rivali di destra di Fratelli d’Italia che dominano la scena nei sondaggi (al 32 per cento), l’unica vera missione non è la lotta per la leadership interna, ma far calare quella cifra.
A peggiorare il quadro, secondo l’analisi, c’è stata anche la reazione della leader Dem durante un evento di rilievo. La sua risposta data nel contesto della manifestazione Atreju è stata definita pubblicamente come “arrogante e offensiva”.

In sintesi, un’analisi politica che ridimensiona l’impatto della Schlein sulla scena nazionale, accusandola apertamente di aver concentrato l’attenzione sulle dinamiche interne a discapito della vera, urgente, sfida contro la destra di Governo.
“La candidatura a premier va conquistata, devi far convergere su di te un’intera comunità, anche quelli che votano 5 stelle. Non puoi imporla. Bisognerà individuare insieme un percorso limpido che non avvantaggi nessuno. Si sa che il Pd è più radicato. Ma se non ci fossero stratagemmi, certo che il Movimento accetterebbe il risultato. Conte non è uno che smania. Quando è uscito da Palazzo Chigi noi eravamo disperati, lui sorrideva” – ha detto ancora Rocco Casalino.