Lo scorso 1° settembre, a Paderno Dugnano, un comune nella periferia nord di Milano, si è consumato uno dei delitti più efferati della storia recente della nostra nazione. Un ragazzo di 17 anni ha tolto la vita ai suoi genitori e al fratellino di appena 12 anni. E’ stato lo stesso 17enne ad allertare il 112, segnalando la presenza dei corpi senza vita dei suoi famigliari.
Inizialmente, il giovane ha negato di essere l’unico autore della strage, sostenendo di essersi scagliato contro il padre che aveva dapprima tolto la vita alla madre e al fratellino. Tuttavia, le incongruenze nel racconto iniziale del giovane hanno subito destato sospetti tra gli investigatori, che hanno concentrato le loro attenzioni su di lui. Dopo ore di interrogatorio, il ragazzo ha confessato di essere l’unico autore del delitto, rivelando di aver utilizzato una lama da cucina per compiere l’orribile gesto.
Durante l’interrogatorio, il 17enne ha spiegato di sentirsi un “corpo estraneo” all’interno della sua famiglia, un sentimento che lo avrebbe spinto a compiere il triplice delitto . Questo movente, dettato da un profondo disagio interiore, ha aperto una riflessione inquietante sullo stato psicologico del giovane e su come tali sentimenti possano portare a esiti così estremi.
In queste ore, i massimi esperti di psicologia forense sono stati chiamati in causa per tentare di fare luce sulla trama complessa di questo delitto. A dire la sua sul caso ci ha pensato in queste ore Roberta Bruzzone, una nota criminologa e psicologa forense italiana, conosciuta per il suo lavoro in casi di cronaca nera e per le sue frequenti apparizioni televisive.
La Bruzzone ha cercato di fare chiarezza sui punti più oscuri di questo delitto. In particolare, si è soffermata sul quadro psicologico del 17enne, considerato da tutti un ragazzo normale e che non aveva mostrato, almeno apparentemente, segnali di squilibrio. La verità, invece, può essere molto diversa e sconvolgente: scopriamo le parole dell’esperta nella pagina successiva.