Roberta Bruzzone: “Il delitto di Perugia è come quello di Garlasco…" (2 / 2)

Il delitto di Garlasco  e quello di Perugia, in cui hanno perso la vita Chiara Poggi e Meredith Kercher, hanno molto in comune. Parola di Roberta Bruzzone e della sua collega che hanno scritto un libro davvero molto interessante. In entrambi i casi, manca la prova regina del dna.

La Bruzzone ha esordito dicendo: “Sono due vicende speculari se le analizziamo dal punto di vista giudiziario: rappresentano due viaggi diametralmente opposti. Ma è anche un viaggio il nostro nel mondo delle indagini scientifiche e dei rischi che derivano da analisi incerte. In entrambi i casi, c’è il dubbio che la verità processuale non coincida con quella storica. La nostra è una lettura senz’altro critica. Abbiamo riscontrato, sia per Chiara che per Meredith, le stesse problematiche”.

Nel caso di Meredith, il rischio è che non tutti i colpevoli siano stati assicurati alla giustizia, mentre in quello di Chiara, ci sono state letture talmente differenti tra loro che è impossibile non notare aspetti oscuri e controversie. Il problema comune a entrambe le vicende è il rischio che pezzi di verità siano andati perduti. L’esperta parla di errore investigativo, specialmente nelle prime fasi delle indagini.

Nel caso di Garlasco, la componente narcisistica di Alberto Stasi è direttamente collegata al movente che è sempre rimasto controverso: la possibile scoperta da parte di Chiara dei gusti sessuali “particolari” del fidanzato.  Proprio questa componente narcisistica, secondo la Bruzzone,  potrebbe aver portato a eliminare fisicamente il soggetto che poteva smascherare questo aspetto oscuro legato alle tendenze intime di Stasi.

Nel caso della Kercher,  tutto ruota attorno alle bugie di Amanda Knox, manipolatoria,  che si smentisce nelle varie versioni.  Su questo caso, l’esperta è convinta che se ci fossero state  indagini diverse, prive di forzature e più verifiche dei fatti, oggi avremmo raccontato una storia diversa. Questo,  secondo lei, è il grande punto interrogativo che segna il delitto di Perugia, chiosando: ” Ma ricordiamoci che è meglio un presunto colpevole fuori che un innocente dentro”.