Dal 1° gennaio 2025 scattano i nuovi coefficienti di trasformazione per gli assegni delle pensioni. Detto in parole semplici, a parità di contributi e di età, chi lascerà il lavoro l’anno prossimo riceverà un assegno più basso rispetto a chi lo ha fatto quest’anno. Questo perché l’aspettativa di vita è aumentata, e quindi gli importi devono essere distribuiti su un periodo più lungo.
Chi è già in pensione non deve preoccuparsi: gli assegni esistenti saranno rivalutati per l’inflazione, portando a un aumento. Ma per chi sta pianificando il ritiro, le cose cambieranno. Il sistema dei coefficienti di trasformazione, introdotto con la legge Dini nel 1996 e aggiornato ogni due anni dal 2021, adegua gli importi delle pensioni all’aspettativa di vita.
Ad esempio, un lavoratore con 400mila euro di contributi accumulati che va in pensione nel 2024 all’età di 67 anni riceverà 22.892 euro l’anno. Se lo stesso lavoratore aspetta il 2025, l’importo scenderà a 22.432 euro, una differenza di 460 euro all’anno, pari a circa 40 euro al mese.
Questo meccanismo tiene conto anche dell’età al momento del pensionamento: più si aspetta, più il coefficiente aumenta, riducendo l’impatto negativo. Tuttavia, è importante pianificare con attenzione per minimizzare le perdite e sfruttare al meglio le risorse accumulate.
In conclusione, il 2025 porterà cambiamenti significativi per i nuovi pensionati. Per chi è già in pensione, invece, l’aumento per l’inflazione sarà una buona notizia. Restare aggiornati e informarsi su queste modifiche è essenziale per prendere decisioni consapevoli e garantire un futuro sereno.