Riposa in pace angioletto, non ce l’ha fatta: lo strazio dei genitori (2 / 2)

Questa è la storia del 12enne inglese Archie Battersbee, che è stato trovato privo di coscienza nella sua casa a Southend, nell’Essex, il 7 aprile scorso. La madre ritiene che possa essere stato vittima di una sfida su internet, una challenge. Quel giorno il bambino è stato salvato in tempo, ma ha riportato danni molto gravi al cervello. Dal 7 aprile scorso Archie non si è più svegliato e il suo caso è diventato di competenza dei giudici ai quali si era rivolta l’equipe medica che lo ha avuto in cura. Il 12enne è rimasto in coma presso il Royal London Hospital a Whitechapel fino al tragico epilogo della sua storia. avvenuto oggi.

Nonostante l’opposizione della famiglia, la Corte d’Appello oggi a mezzogiorno ha dato il via libera alla fine del sostegno vitale per il ragazzo. I giudici inglesi hanno respinto anche l’ultimo ricorso dei genitori e, purtroppo, è accaduto quello che, fino all’ultimo, la sua famiglia ha lottato per evitare. Per i medici del Royal London Hospital, dove il giovane è stato ricoverato, non c’erano più speranze di salvarlo ed è stata proprio l’equipe del nosocomio che lo ha avuto in cura da aprile che si è rivolta al tribunale, sostenendo di avere elementi sufficienti per sostenere una diagnosi irreversibile di morte delle cellule cerebrali come “altamente probabile”.

I giudici hanno dato ragione ai medici. Così oggi, 3 agosto, a mezzogiorno, la corte d’appello britannica ha dato il via libera alla fine del sostegno vitale che era già stata autorizzata in 3 gradi di giudizio dalla giustizia britannica. La giudice Justice Arbuthnot, in primo grado, aveva decretato testuali parole: “Autorizzo i medici dell’ospedale Royal London a cessare la ventilazione meccanica di Archie Battersbee, a estubarlo, a cessare la somministrazione di farmaci e a non tentare alcuna rianimazione cardiopolmonare su di lui quando cessa il battito cardiaco o lo sforzo respiratorio. I passi che ho indicato sopra sono legittimi”. 

Secondo la sentenza, se Archie fosse rimasto sotto ventilazione meccanica, il risultato probabile per sarebbe stata la morte improvvisa e le prospettive di recupero nulle, con la convinzione di un danno cerebrale irrecuperabile. La madre di Archie, Hollie Dance, sostenuta anche da gruppi pro life, aveva in precedenza denunciato invece il rifiuto di concedere un proroga sostanziale come un abuso, tornando a puntare il dito contro medici e giudici: accusati d’ignorare il dolore straziante della famiglia, e di aver redatto per iscritto una sorta di “ordine di esecuzione” modello condanna a morte.

Non basta una diagnosi di morte probabile”, ha aggiunto Hollie, visto che “il cuore di Archie batte ancora” e lui “mi ha stretto la mano”. “Finché non è volontà di Dio, non accetterò che se ne vada. So di miracoli in cui le persone sono tornate dalla morte cerebrale”. Nostro figlio non deve morireè stato l’ultimo appello dei genitori, mentre uno degli avvocati della famiglia ha definito la scelta dei giudici come una potenziale “violazione del diritto internazionale“. Purtroppo non ci sono stati cambiamenti dell’ultimo minuto, quelli in cui si è sperato sino alla fine ed Archie se n’è andato via per sempre.