Sono giorni cruciali nella politica italiana in vista dell’approvazione della Legge di bilancio 2023, in queste ore al vaglio del Parlamento per gli ultimi emendamenti. Tra i nodi cruciali spicca senza ombra di dubbio il Reddito di cittadinanza, una delle misure più bistrattate dal nuovo esecutivo targato Giorgia Meloni, che sin dalla campagna elettorale aveva preannunciato un netto cambio di rotta su questo punto.
Pare proprio che questa promessa sarà mantenuta, in quanto il sussidio dovrebbe prevedere una netta stretta relativamente al bacino dei possibili percettori. Il Reddito sarà ripensato nell’ottica che a beneficiarne dovrà essere soprattutto chi, per motivi seri come la disabilità, non può essere considerato occupabile; gli altri, invece, dovranno rimboccarsi le maniche e rinunciare al prezioso sussidio: ecco le ultime novità.
Cosa cambia
Stando a quanto emerge dalla manovra economica in via di approvazione, dal prossimo anno il Reddito di cittadinanza, affronterà una transizione che lo porterà ad essere erogato unicamente alle famiglie con figli, disabili a carico e gli ultra sessantenni. Chi è considerato occupabile, invece, potrà beneficiarne per un massimo di 7 mesi, dopo di che perderà il diritto al sussidio.
Ma non è tutto, perchè in quest’arco di tempo, perderà l’assegno anche chi rifiuterà una qualsiasi offerta di lavoro che, a differenza della vecchia disposizione normativa, non necessiterà di essere ‘congrua‘. In sostanza, l’offerta potrà non tenere conto delle competenze e dell’esperienza maturata dal lavoratore, così come potrebbe provenire da qualsiasi parte d’Italia.
Una stretta ben netta sul Reddito di cittadinanza, che d’altronde era già stata annunciata a più riprese dal nuovo esecutivo di centrodestra, profondamente restio ad avallare qualsiasi forma di assistenzialismo. Tra le altre novità introdotte dai nuovi emendamenti spicca anche il contributo di 280 euro per l’affitto, che sarà erogato direttamente ai proprietari di casa. Infine, per quanto riguarda i giovani percettori del sussidio, tra i 18 e i 29 anni, che non hanno completato il ciclo scolastico, sarà necessario frequentare dei corsi di formazione, pena la perdita dell’assegno.