Ragazza morta all’Università, la scoperta choc in bagno (2 / 2)

Un’Italia intera, da Nord a Sud, è incredula dinnanzi a questa tragedia. Lo sono gli studenti che hanno conosciuto la ragazza che si è tolta la vita, tra i banchi dell’Ateneo, lo sono gli utenti, i lettori che si sono imbattuti nella storia di questa giovanissima studentessa. Si è tolta la vita nella notte tra martedì e mercoledì ed il suo corpo, impiccato con una sciarpa alla porta del bagno, è stato rinvenuto da un bidello all’apertura ieri mattina.

La vittima, identificata dai carabinieri, era nata nel 2003 a Milano, da una famiglia di origini straniere, probabilmente sudamericane. Sono stati proprio gli agenti, accorsi sul luogo della tragedia, a ritrovare una lettera, scritta di suo pugno dalla ragazza, poco prima di porre fine alla sua esistenza. In essa sono riportate le ragioni del gesto estremo.

Sappiamo che era iscritta al primo anno alla facoltà di Arti e turismo e, nella straziante lettera, chiede scusa, soprattutto ai genitori che hanno sostenuto le spese per i suoi studi e fa riferimento ad un esame che doveva tenersi il giorno precedente ma al quale non si è mai presentata, sentendosi un fallimento. Nella missiva parla spesso di questioni personali. E’ a queste che andrebbe ricondotto il suo gesto estremo.

In queste ore gli inquirenti sono al lavoro per cercare di rintracciare gli amici della giovane, oltre a sentire il parere dei familiari, anche se non ci sono dubbi sulla volontarietà del gesto. L’Unione degli Universitari, intanto, ha pubblicato una lettera scritta da alcune studentesse dello Iulm; l’ateneo nel quale si è consumata la tragedia su cui occorrerà far luce.

Questo il contenuto della lettera: “Non possiamo tacere davanti all’ennesima giovane che mette fine alla propria vita a causa del proprio percorso universitario. Ci viene chiesto perennemente di ambire all’eccellenza, ci viene insegnato che il nostro valore dipende solo ed esclusivamente dai nostri voti. Questo sistema universitario continua e continuerà ad uccidere. Serve prevenire, serve costruire un sistema accademico ed universitario in grado di insegnarci che non siamo numeri ma persone», si legge nella lettera, che chiede rispetto per quanto avvenuto e sollecita una profonda riflessione sulle motivazioni che hanno spinto ad un gesto così estremo”.