
Le dichiarazioni di Alessia Pifferi, recentemente rese pubbliche attraverso la trasmissione “Vita in Diretta“, hanno catturato l’attenzione per la loro intensità emotiva e per la profondità del disagio che traspare, offrendo uno sguardo diretto sul mondo interiore di una persona alle prese con un peso emotivo enorme. Nella lettera indirizzata alla madre, Maria Assandri, Pifferi racconta il desiderio di poter esternare liberamente le proprie emozioni davanti alla lapide della figlia Diana, descrivendo immagini molto forti, come “gridare, dando pugni e testate”, a testimonianza della frustrazione e della sofferenza accumulate negli anni.
La lettera non è solo un mezzo per esprimere dolore, ma anche un tentativo di ricostruire un legame familiare messo a dura prova dalle circostanze e dalla distanza fisica e emotiva che la detenzione comporta. Pifferi si rivolge in modo particolare alla sorella Viviana, cercando di comprendere il risentimento che percepisce nelle parole rivoltele dopo la sentenza e manifestando il desiderio di superare tensioni e incomprensioni, mentre ribadisce il suo affetto per la madre, auspicando incontri, conversazioni e gesti di vicinanza che oggi le sono preclusi.

L’avvocatessa Alessia Pontenani ha spiegato come Pifferi scriva frequentemente lettere che spesso rimangono senza risposta, trasformando ogni parola scritta in un tentativo di dialogo e di contatto emotivo con le persone care, un modo per non perdere del tutto il legame familiare nonostante le circostanze straordinarie in cui si trova.
La vicenda assume ulteriori sfumature con la recente decisione della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che ha ridotto la condanna da ergastolo a 24 anni, riconoscendo la piena capacità di intendere e di volere ma escludendo la premeditazione. Questo provvedimento, pur rilevante dal punto di vista giuridico, non allevia la complessità dei rapporti familiari né il peso emotivo delle parole di Pifferi.
La lettera rappresenta dunque un ponte tra la detenzione e la vita all’esterno, un tentativo di elaborare emozioni complesse e di mantenere vivi i legami affettivi in un contesto che limita ogni possibilità di contatto. L’intera vicenda mette in luce come, al di là delle valutazioni legali, le relazioni familiari e le emozioni umane continuino a essere centrali, con riflessi profondi sul modo in cui le persone affrontano eventi che segnano profondamente la propria esistenza e quella di chi le circonda.