Era il 25 luglio 2006 quando Paola, all’epoca dei fatti 29enne, ricercatrice vicentina dell’università di Lione e in Cina per un dottorato, stava rientrando a casa da sola, dopo una serata trascorsa con gli amici. Quella sera venne sorpresa da un uomo che le ha sferrato tre coltellate, risultate, in seguito, fatali.
La Sandri venne trovata il 25 luglio 2006 da un passante, incosciente e sanguinante, nei pressi di Chaoyang Park, in una zona centrale della capitale, intorno alle 2:00 del mattino locali. Tempestivamente trasportata all’ospedale, si è spenta al pronto soccorso, a causa di una copiosa perdita ematica da tre profonde ferite, una vicino all’ascella, dove si era rotta un’arteria, una al petto e una allo stomaco.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’ uomo, il cui volto è rimasto un mistero fino all’anno scorso, si avventò sulla ragazza, che all’epoca aveva 29 anni, per portarle via la borsetta, colpendola con tre coltellate, rivelatisi fatali, dunque il femminicidio sarebbe stato il frutto di una tentata rapina.
Fino al 2022 il caso di Sandri sembrava ormai destinato ad essere archiviato senza nessuncolpevole. La svolta si è avuta l’anno scorso, quando i genitori della ricercatrice sono stati informati dall’ambasciata italiana in Cina che era stato arrestato il presunto colpevole. Poche ore fa, la Corte federale di Pechino ha condannato il presunto colpevole del femminicidio della cittadina italiana Paola Sandri, alla pena capitale che potrà venire commutata in ergastolo in caso di buona condotta nel penitenziario in cui è recluso.
La condanna è stata letta alla presenza in aula del personale del Consolato italiano, che ha informato la famiglia. Il padre di Paola, Luigi Sandri, ha dichiarato che «si è chiuso un cerchio». La Sandri, giovane professoressa di lingua cinese, aveva lavorato come stagista all’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, nell’inverno del 2004 e si recava spesso in Cina, non solo per turismo ma per il suo lavoro di insegnante.