Piccola Kata, a distanza di mesi l’amichetta decide di confessare: "A portarla via è.." (2 / 2)

La scomparsa di Kataleya continua a tenere il mondo col fiato sospeso. Come riportato da fanpage.it e da diversi altri siti nazionali, era stata una bimba di 3 anni di nome Mia a dichiarare agli inquirenti  di essere stata l’ultima ad aver visto Kata, proprio il 10 giugno, giorno di cui della piccola si sono perse le tracce dall’ex hotel Astor di Firenze, mentre veniva trascinata via per un braccio, da un uomo che l’avrebbe portata in una struttura adiacente a quella dell’albergo occupato.

La piccola Mia sarebbe stata una delle poche persone che si sono esposte, rompendo l’omertà o il silenzio (dipende dai punti di vista) ma il giallo della scomparsa della bimba peruviana è molto più complesso del previsto, dal momento che, ad oggi, non si capisce ancora bene quale possa essere stata la via di fuga del rapitore. Nessuna telecamera di videosorveglianza lo ha ripreso per cui la matassa è davvero difficile da sgarbugliare. Un’unità speciale dei carabinieri, chiamata Cacciatori Calabria e addestrata a operare in contesti di sequestri di persona e lotta alla criminalità organizzata, non ha rinvenuto tracce di un passaggio di Kata nell’ex hotel Astor.

Il racconto di Mia, però, è molto prezioso in quanto rafforza l’ipotesi del rapimento a scopo di estorsione, pur essendo passati quattro mesi e mezzo, senza che nessuno abbia fatto richiesta di riscatto. Allo stato attuale non è esclusa un’altra ipotesi, quella che Kata sia stata portata via per uno scambio di persona, al posto di un’altra bambina, figlia dell’ex compagna di uno spacciatore.

Cacciatori di Calabria ha evidenziato che, non essendoci tracce nello stabile del passaggio della minore, Kata sarebbe stata portata fuori da esso. Allo stato attuale, gli indagati sono lo zio materno e quello paterno, insieme a due cugine peruviane e un cittadino romeno, che, all’epoca della scomparsa, occupavano l’hotel e sono stati catturati,  proprio il 10 giugno, mentre uscivano dallo stabile con un trolley e un borsone. Su di loro pende l’accusa di  sequestro di persona a scopo di estorsione, contestualizzata nella faida tra diverse “fazioni”, una romena e una peruviana, nell’ambito della gestione del racket degli affitti.

I pubblici ministeri Christine Von Borries e Giuseppe Ledda, rivolgendosi alle autorità peruviane, hanno chiesto di sentire quattordici persone tra cui uno dei fratelli del padre e il nonno della bimba, dato che, tramite una telefonata proveniente dal penitenziario di Lima, avevano dichiarato che la bimba peruviana si trovava in Perù e che “avrebbero sistemato le cose”.