Secondo i giudici i due ragazzi hanno agito nei confronti di Thomas senza pietà. Le forze dell’ordine hanno proceduto ad ascoltare anche alcuni testimoni che si trovavano sul luogo del fatto di cronaca e hanno affermato, e confermato, che i ragazzi hanno infierito sul ragazzo anche quando era agonizzante.
Il pm della Procura di Pescara ha riferito che nei ragazzi non appare il segno di nessun pentimento per quanto commesso, e sin dal primo interrogatorio sono emersi particolari davvero molto particolari e inquietanti che confermano la totale assenza di umanità da parte dei due indagati.
Il primo ragazzo avrebbe colpito Thomas con 15 fendenti e aveva un debito di 200 euro. L’altro invece avrebbe colpito Thomas per solidarietà all’amico in quanto uno degli stessi indagati ha riferito che abbia colpito Thomas in quanto “mi ha mancato di rispetto”. Parole che fanno rizzare i capelli.
Secondo quanto appurato dal medico legale i due indagati avrebbero anche spento una sigaretta in faccia al 17enne quando quest’ultimo era ormai quasi senza vita. “Avete visto come l’abbiamo ridotto?” – così avrebbe detto uno degli indagati nei momenti successivi ai colpi inferti al 17enne.
Al momento gli indagati sono stati traferiti nei penitenziari di L’Aquila e a Roma. Nel frattempo i Vigili del Fuoco stanno ancora cercando l’oggetto con cui sono stati inferti i fendenti al povero Thomas, oggetto che sarebbe stato gettato in acqua.
Quella di Thomas è una storia molto triste, il ragazzo viveva in Italia e ha subito una esistenza legata all’abbandono dei genitori a Tirana, in Albania quando aveva solo 3 anni. Viveva dalla nonna che lo aveva adottato e lo scorso novembre era fuggito da casa allarmando i familiari e la prefettura di Pescara. Dopo poco lo ritrovarono mentre 48 ore prima dell’incontro con i ragazzi che gli hanno tolto la vita si era nuovamente allontanato dalla sua famiglia. Tutti erano in apprensione, poi l’epilogo che nessuno si sarebbe aspettato.