Pensione d’oro dopo 35 anni di lavoro in Svizzera (2 / 2)

Mai se lo sarebbero aspettato. Dopo 35 anni di lavoro come operai in Svizzera, ormai ritirati da tempo in Italia, ricevettero una lettera inaspettata proprio dalla Svizzera. Era una busta formale, con il timbro ufficiale e l’intestazione delle autorità previdenziali. Lui la prese in mano con sospetto, pensando a uno scherzo o a un errore burocratico.

Non si aspettava certo di ricevere ancora comunicazioni dal Paese in cui aveva lavorato per così tanto tempo. Aprì la lettera con calma, mentre sua moglie lo osservava incuriosita. Lesse ad alta voce: “Egregio signore, le comunichiamo che avendo lei compiuto 75 anni di età ha diritto a un premio”.

Rimase senza parole. Un premio? Non riusciva a crederci. Si voltò verso la moglie con un sorriso incredulo e disse: “Ti sembra possibile che dopo tanti anni si siano ricordati di me?”. Sua moglie, che conosceva bene l’efficienza svizzera, annuì con convinzione. “Normale”, rispose, “dove il cittadino paga le tasse e in cambio riceve servizi”.

Era proprio questa la differenza che avevano sempre notato rispetto al loro Paese d’origine: ogni contributo versato veniva restituito sotto forma di sicurezza e riconoscimenti concreti. Nei giorni seguenti, l’uomo si recò alla banca per verificare l’accredito. Ed era tutto vero: la sua pensione era aumentata di 200 euro al mese.

Un importo che, seppur non enorme, rappresentava una sorpresa gradita e soprattutto un segno di rispetto per il suo lungo impegno lavorativo. Quella lettera non era solo un riconoscimento economico, ma anche un simbolo di dignità. Per anni aveva dato il suo contributo alla Svizzera e, anche a distanza di decenni, quel Paese non lo aveva dimenticato. Con un sorriso di soddisfazione, si sedette accanto alla moglie e le disse: “Forse ne è valsa davvero la pena”.