Papà scopre lo stupratore della figlia 16enne e si fa giustizia da solo (2 / 2)

 I fatti si sono verificati a Santa Maria, frazione di Castellabate, nel Cilento. Qui, Moukhtar Rihai, 49enne tunisino, si è fatto giustizia da solo dopo aver sorpreso lo stupratore di sua figlia, di soli 16 anni, in corso di reato. Vediamo, dunque, di ricostruire questa terribile vicenda. A maggio, Giuseppe Niglio, 66 anni, si sarebbe offerto di dare un passaggio in auto alla figlia minorenne dell’extracomunitario.

Avrebbe dovuto accompagnarla a scuola, a Vallo della Lucania, ma a scuola la ragazzina ci è arrivata diverso tempo dopo, in quanto l’uomo, alla guida della vettura, avrebbe improvvisamente e svoltato in un’area isolata, nei pressi della diga artificiale dell’Alento, tentando di abusare di lei. In quei dieci minuti, che sono sembrati un’eternità, la 16enne ha cercato, in tutti i modi possibili, di opporsi, dimenandosi.

Con forza, è riuscita a farlo desistere dal tentativo di aggressione sessuale. Così il carnefice, come se nulla fosse, l’ha accompagnata presso l’istituto scolastico. La ragazzina, coraggiosa, ha messo da parte la paura di raccontare ai suoi genitori quello che ha passato fornendo la sua versione dei fatti. Una versione agghiacciante, che ha trovato riscontro da parte dei medici dell’ ospedale San Luca di Vallo della Lucania.

I dottori che l’hanno presa in cura, dopo averle effettuato una visita ginecologica, hanno informato il padre e la madre della 16enne della loro anamnesi e dei risultati dell’ecografia, dato che la minore presentava alcune piccole lacerazioni nelle zone intime. Mentre la madre e la figlia si sono diretti presso la stazione dei carabinieri locale, al fine di denunciare la violenza, Moukhtar Rihai, accecato dalla rabbia, ha avuto nella testa un solo obiettivo: acciuffare il pedofilo .

Ci è riuscito, prima aggredendolo, poi colpendolo con 8 coltellate, di cui l’ultima inferta proprio davanti all’ingresso della caserma dei carabinieri di Santa Maria. Quell’ultimo fendente, scagliato con un coltello che è stata l’arma del delitto, lo ha lasciato privo di vita a terra, in una pozza di sangue. Il molestatore è morto sul colpo, mentre il padre 49enne tunisino è finito in manette sul posto e tradotto nel carcere di Vallo della Lucania. Giuseppe Niglio, pescatore e padre di due figli,  era molto conosciuto nella sua comunità e il giorno dopo  avrebbe dovuto prendere parte al matrimonio di suo figlio.