Sono trascorsi 4 decenni dalla sparizione di Emanuela Orlandi, il cui caso ha destato forte clamore mediatico e, ad oggi, i familiari non hanno un corpo su cui piangere. Emanuela aveva terminato il secondo anno al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II quando, il 22 giugno 1983, di lei non si seppe più nulla dalle 19:00 di sera, a Roma, dopo essere stata ad una lezione di musica in piazza Sant’Apollinare.
Ma perché la sua scomparsa, che è tutt’oggi un mistero, è stata, sin da subito, così tanto mediatica? Perché Emanuela era la figlia di un dipendente della Prefettura Vaticana e le indagini si concentrarono proprio in ambito vaticano, poiché la 15enne era cresciuta all’interno delle mura pontificie. Nonostante i disperati appelli rivolti, in particolare, da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, di lei non si è saputo più nulla.
Ora che Benedetto XVI è morto, Pietro Orlandi ha dichiarato, riguardo al papa Emerito: “Non ha mai detto una parola di solidarietà su Emanuela, nonostante i tanti nostri appelli”. All’Adnkronos, ha aggiunto: “Non ci ha mai ricevuto. In questa vicenda è stato un po’ pilatesco, nel senso che se ne è lavato le mani, io non sono mai riuscito ad avvicinarlo. Chissà che magari non abbia lasciato due righe per la famiglia, che arrivassero all’improvviso. Non si sa mai, magari”. I sospetti, comunque, restano: “Per chi muore c’è sempre rispetto, ma io continuo a pensare che Ratzinger fosse a conoscenza dei fatti visto che all’epoca era pressappoco il braccio destro di Wojtyla”.
Facendo un salto indietro nel tempo, a giugno 2008, in occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, Pietro ha precisato quanto accadde: “Mia mamma andò dall’allora segretaria di Ratzinger, che abitava davanti a casa sua, per chiederle se Ratzinger poteva rivolgere una preghiera per Emanuela all’Angelus del 25 giugno. Quella domenica, in piazza San Pietro, aspettammo di sentire una parola su Emanuela: nulla. Mamma non si diede per vinta e incontrò di nuovo la segretaria di Ratzinger che le riferì che, alla richiesta, il Santo Padre aveva allargato le braccia dicendo che doveva chiedere.
Pietro Orlandi ha, a questo punto, chiosato: “Era chiaro che si trattava di un no. Tempo dopo lessi la lettera nella quale la segreteria di Stato consigliava al Papa di non intervenire perché l’opinione pubblica avrebbe pensato che anche il Santo Padre nutrisse dubbi sulla vicenda o che la pensasse come me. Io chiedevo sempre un gesto di coraggio, non è mai arrivato”. Parole indubbiamente forti, quelle da lui pronunciate. Ad oggi, a distanza di 4 decenni, il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, che coinvolse lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, il Banco Ambrosiano e alcuni membri la Banda della Magliana, resta irrisolto.