Non è più il momento di criticare ma è quello del ricordo di quanto grande e sapiente sia stato l’operato del papa Emerito; uno dei più grandi teologi, uno studioso, la cui morte, avvenuta l’ultimo giorno dell’anno, a 95 anni, ha lasciato tutto il mondo sgomento e ha fatto si che le teste coronate e i rappresentanti di Stato di tutto il pianeta si radunassero, nello stesso luogo, per l’ultimo addio terreno. E’ questo il miracolo della fede; è questo il riconoscimento della grandezza di Ratzinger.
“Pascere come un buon pastore vuol dire amare. Amare vuol dire dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della parola di Dio. Benedetto, fedele amico dello sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire la sua voce”. Sono queste le parole conclusive dell’omelia di Papa Francesco per i funerali del Papa emerito Benedetto XVI, in una piazza San Pietro gremita di fedeli fino all’inverosimile. “Siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni”, ha detto il nostro Pontefice durante l’omelia, aggiungendo: “È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore”.
Parole che sono un autentico colpo al cuore; versi semplici ma profondi, comprensibili da tutti. Un’omelia terminata con Francesco che dice: “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce”, chiedendo di “affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita”. Dopo la prima parte della Messa, la celebrazione nella sua ‘liturgia eucaristica’, ha visto sull’altare il cardinale Giovanni Battista Re per evitare che papa Francesco si affatichi, considerato che in questa parte della liturgia il celebrante è in piedi e al momento della consacrazione in ginocchio.
Un papa provato, che era unito da un legame sincero di amicizia con Ratzinger, fatto di 10 anni di convivenza in Vaticano e che, quando gli veniva chiesto se per lui il papa Emerito fosse una presenza ingombrante, sapeva sempre rispondere a tono: “è come avere un nonno a casa, ma un nonno saggio“. La richiesta esplicita da parte del papa emerito è stata quella che tutto sia all’insegna della semplicità, per quanto riguarda i funerali, i riti, i gesti di questo tempo di dolore è stata rispettata, tra la commozione incontenibile dei presenti. Una richiesta perfettamente rispettata.
Al termine della Messa, dopo la benedizione e l’aspersione del feretro di Benedetto XVI, i fedeli, commossi, urlano “Santo Subito“. Il prossimo passaggio è quello nelle Grotte Vaticane per la tumulazione. Peter Seewald, giornalista tedesco e biografo ufficiale di Ratzinger, nei giorni scorsi, ha riportato che il papa Emerito avrebbe espresso il desiderio di essere sepolto nella tomba delle grotte appartenuta a Giovanni Paolo II prima che i resti del pontefice polacco canonizzato venissero traslati in una cappella laterale di San Pietro.