
Settant’anni compiuti oggi, poco più di quattro mesi di pontificato alle spalle e già la prima intervista da Papa. Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, ha scelto le pagine del quotidiano peruviano El Comercio per raccontarsi e per affrontare i grandi temi che attraversano la Chiesa e il mondo.
L’occasione è l’uscita della biografia firmata dalla giornalista americana Elise Ann Allen, León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI. Il pontefice spiega come il nuovo ruolo lo abbia costretto a «tuffarsi in acque profonde», imparando velocemente a muoversi in un contesto globale.
Di importanza centrale, sottolinea, è la missione di confermare i fedeli nella fede, responsabilità che considera il cuore del ministero petrino. Leone XIV non elude i nodi della geopolitica. Sulla guerra in Ucraina distingue tra la voce del Vaticano, che continua a chiedere pace, e un possibile ruolo di mediazione, ritenuto meno realistico.

“Ho alzato la mia voce – spiega – perché credo che la pace sia l’unica risposta. La Santa Sede resta neutrale, ma è fondamentale esercitare pressione per dire: basta, cerchiamo altre vie”. Parole che si inseriscono in un più ampio richiamo al dialogo e alla costruzione di ponti, in un’epoca in cui le Nazioni Unite sembrano aver perso la capacità di garantire multilateralismo.
Non manca un’analisi critica sulle disuguaglianze sociali ed economiche. Per il Papa, la polarizzazione globale affonda le radici anche nella perdita di senso dei valori fondamentali: vita, famiglia, comunità. Sul tema della sinodalità, Leone XIV invita a non confondere la partecipazione con una trasformazione in “governo democratico”. «La democrazia non è sempre la soluzione perfetta, come dimostra l’attualità di molti Paesi. La Chiesa deve piuttosto imparare a camminare insieme, nel rispetto reciproco, per essere davvero una comunità».