Massimo Andreoni, professore emerito all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali Simit, in un’intervista a Il Messaggero, ha dichiarato: «Le prossime ore saranno decisive»
L’ultimo bollettino sulle condizioni di Papa Francesco parla di polmonite bilaterale, dunque di polmonite che interessa entrambi i polmoni, una forma polimicrobica dovuta a più germi su una situazione di patologia polmonare cronica, la bronchite asmatica.
Essendo il Papa un uomo di 88 anni, l’apprensione è massima, ragion per cui cosa rischia? Su questo l’esperto ha rotto il silenzio e, intervistato da Il Messaggero, ha dichiarato: «Teniamo conto che è un paziente che è stato curato con cortisone per affrontare la bronchite asmatica. Il cortisone è un farmaco che porta anche un certo grado di immunodepressione, riduce la ripresa del nostro organismo. Per questo è necessario trovare un punto disequilibrio. Inoltre, all’età del Santo Padre le reazioni dell’organismo sono sempre ridotte, a prescindere dal cortisone».
Occorre individuare un equilibrio tra una dose di cortisone che permetta una migliore ossigenazione dei polmoni senza compromettere le capacità di risposta dell’organismo. Nonostante la complessità del quadro clinico, il Santo Padre sta mantenendo una buona lucidità e una buona attività, e la parte cardiovascolare sembrerebbe essere ancora molto efficiente. E’ positivo, inoltre, che non abbia febbre.
Il pontefice è in ottime mai. La figura di riferimento è quella dell’infettivologo che sa meglio gestire i farmaci anti infezioni, ossia gli antibiotici . Trattandosi di una forma batterica peraltro polimicrobica, occorrono più antibiotici assieme.
Si sta optando per una terapia endovenosa ma questa ha un contro: quello di appesantire le condizioni di un paziente anziano come il papa. Nelle prossime ore, ad ogni modo, si studierà l’evoluzione della patologia, valutando se la terapia antibiotica funziona, se questa polmonite viene controllata, e la capacità di reazione dell’organismo. A preoccupare sono i possibili scompensi che porta agli altri organi.