Papa Francesco, che ha scelto di chiamarsi (non a caso) come San Francesco d’Assisi, è il 266esimo pontefice; il primo sudamericano. Sin da quando la fumata bianca decretò che sarebbe stato lui il nostro Papa, la gioia dei fedeli è stata incontenibile.
In molti ricorderanno quando, affacciandosi per la prima volta per il saluto e la benedizione, tutti gridarono, felici, il suo nome. In fin dei conti, Papa Bergoglio, sin dalla sua elezione, è entrato nel cuore di ogni credente per via della sua semplicità, della sua profonda umiltà.
Un Papa che ha sempre avuto come priorità i poveri, gli indifesi, in un’ottica di accoglienza e integrazione, di dialogo e pace, senza ghettizzazioni e ingiustizie. Sta in tutto questo la sua forza.
“Un umile tra gli umili”, così è stato sempre definito, il primo pontefice gesuita, appassionato di calcio, tifoso del San Lorenzo, amante del tango, da buon argentino.
Papa Francesco ci ha conquistati tutti, diffondendo la semplicità evangelica in ogni occasione e in ogni luogo. Un uomo dalla profonda spiritualità, quello di cui la Chiesa, a mio avviso, aveva bisogno.