A quasi 42 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, il mistero che avvolge il caso continua a catturare l’attenzione dell’opinione pubblica. Oggi, sono tre le inchieste aperte per tentare di far luce su quanto accaduto: quella del Vaticano, quella della Procura di Roma e quella della Commissione parlamentare d’inchiesta.
Per la prima volta, questi tre organi stanno lavorando contemporaneamente nella speranza di risolvere uno dei più grandi enigmi della storia italiana. L’indagine interna alla Santa Sede è stata fortemente voluta da Papa Francesco subito dopo la scomparsa di Benedetto XVI, ma a oltre due anni dalla sua apertura non sono emersi sviluppi significativi.
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, da anni chiede un colloquio privato con Papa Francesco, ma senza mai ottenere risposta. Nel frattempo, le condizioni di salute precarie del Pontefice, ricoverato da giorni al Policlinico Gemelli, fanno temere il peggio. Pietro Orlandi non smette di lottare per la verità e ha rilasciato una dichiarazione forte. Che cosa ha detto?
“Gli auguro altri dieci anni di vita e spero che non segua l’esempio dei suoi predecessori, che si sono portati la verità nella tomba. Volendo, potrebbe fare la storia del suo papato, se prima di morire raccontasse a tutti la sua verità”, ha commentato il fratello di Emanuela. Parole cariche di amarezza, che sottolineano il desiderio di una famiglia di ottenere, dopo decenni di attesa, una risposta definitiva su ciò che è realmente accaduto a Emanuela Orlandi.
Intanto, a gettare nuove ombre sul caso ci ha pensato in questi giorni anche un personaggio controverso come Lele Mora. Intervistato da Le Iene, ha rivelato una sconvolgente indiscrezione: ““Emanuela è viva, vive in Austria in un convento di clausura. Sa anche di chi è figlia”. Glielo avrebbe detto Alì Agca, l’uomo che sparò a papa Wojtyla nel 1981, con il quale Mora ha lavorato tanti or sono. Rivelazioni ovviamente da prendere con le pinze e, almeno per il momento, prive di fondamento.