Secondo quanto riportato da Repubblica, i genitori hanno consegnato ai carabinieri i nomi di quattro adolescenti che avrebbero tormentato il figlio durante il primo anno delle superiori.
Va precisato che i quattro, al momento, non risultano indagati ma potrebbero essere ascoltati dai carabinieri. Giuseppe Mendico, padre di Paolo, ha dichiarato: «Sono quelli che lo hanno perseguitato, noi non ce l’abbiamo con tutta la classe», precisando che per fortuna non tutti sono uguali e ci sono stati alcuni compagni solidali col figlio, che gli davano una mano con i compiti.
Il racconto della famiglia è raggelante, in quanto Paolo sarebbe stato chiamato con appellativi offensivi come “femminuccia” o “Paoletta”, deriso per i capelli lunghi e spinto fisicamente in più di un’occasione.
Come riporta Repubblica, la prima denuncia dei Mendico risale a cinque anni fa, quando un’insegnante avrebbe incitato la classe a una rissa contro il bambino. I genitori hanno fatto quindici segnalazioni alle scuole, senza essere sentiti e senza che venissero attivati i servizi sociali. Il padre ha aggiunto che Paolo non ha lasciato biglietti di addio, ma solo una frase che ha inoltrato alla chat di classe, poche ore prima di togliersi la vita.
Una frase, che oggi, risuona forte: «Riservatemi un posto in prima fila». Nel giorno dei funerali, la madre di Paolo, in un’intervista a Repubblica, ha denunciato la scarsa partecipazione dei compagni di classe all’ultimo saluto al figlio. In pochi si sono presentati e la descrizione che la donna fa di essi è davvero un colpo al cuore, così come testimoniato dai presenti: «ridevano, sembrava fossero a una festa». I familiari invocano giustizia e verità per il figlio.