Paolo Crepet torna a parlare sul caso Turetta: le sue parole sul fratello (2 / 2)

 Paolo Crepet si è svariate volte espresso sul caso del femminicidio di Giulia Cecchettin, con la saggezza e la professionalità che lo hanno sempre contraddistinto. Poche ore fa, ha concesso una lunga e toccante intervista a La Stampa, tornando ad esprimere il suo punto di vista su questa sconvolgente vicenda che sta tenendo banco sul fronte della cronaca.

Lo avevamo già visto commosso per le sorti della povera studentessa, mentre stavolta, gli è stato chiesto se condivide o meno la scelta dei genitori di Filippo Turetta di non aver incontrato il figlio ieri, mercoledì 29 novembre. Si sarebbe trattato, lo ricordiamo, del primo incontro da quando il ragazzo è stato arrestato… incontro che si sarebbe tenuto  nel penitenziario Montorio di Verone dove è recluso.

Sulla scelta dei genitori di non incontrare il figlio, Crepet ha detto: “È una scelta comprensibile. Di fronte a un gesto tanto immane è normale prendersi del tempo. Ora loro si trovano nel pieno di una tempesta emotiva fatta di profondo disconoscimento verso un figlio che credevano modello. E poi non dimentichiamoci della prima frase pronunciata a caldo dal padre…“.

Il  riferimento  dello psichiatra è alla frase pronunciata, giorni fa dal padre del 22enne,  in cui l’uomo disse che avrebbe preferito “che la cosa finisse diversamente” per il figlio. Come riportato da Il Tempo, Crepet, sul punto, ha un’opinione che abbiamo riportato:   “Sperare che (il figlio) sia deceduto significa che la gestione di un lutto in questo caso risulta più semplice della gestione di un processo in tribunale che solleva quesiti e colpe impronunciabili. Insomma è più semplice pensare che, dal senso di colpa ha pensato di farla finita che non sapere che è andato a comprare scotch e coltello, e poi dopo aver tolto la vita al l’ex fidanzata, ha tentato pure di fuggire”.

Nel corso dell’intervista concessa a La Stampa, a Crepet è stato chiesto di dare un consiglio  ai genitori di Filippo e lo psichiatra, anche su questo, con il suo solito fare diretto,  ha consigliato loro di andarsene dall’Italia soprattutto per offrire una vita migliore  al loro secondogenito che ha 18 anni e che “restando in quel sarebbe condannato alla gogna permanente. I ragazzi come anche i bambini sanno essere terribili nel far pesare le tragedie”. Lo psichiatra ha chiosato: “Quindi consiglio davvero a questa famiglia di tagliare i ponti con il proprio luogo di origine e andarsene lontano, all’estero, come in Francia per esempio, dove il cognome Turetta non evoca immediatamente quel ragazzo che ha ammazzato l’ex fidanzata, al di là di come andrà il processo”.