Paolo Crepet e la profezia sulla fine (2 / 2)

Paolo Crepet ha ribadito la sua preoccupazione sui rischi legati all’Intelligenza Artificiale (IA), sottolineando le implicazioni negative per giovani e adulti.

Durante un’intervista a Poretcast, il podcast condotto da Giacomo Poretti, Crepet ha evidenziato come l’IA sia un’“incognita enorme”, con effetti preoccupanti anche in ambito scolastico, dove può rendere difficile distinguere se un elaborato sia frutto dello studente o di un software.

Lo studioso ha inoltre puntato il dito contro il marketing eccessivo che circonda l’IA, evidenziando come oggi sia diventato di moda etichettare prodotti come “realizzati con l’Intelligenza Artificiale”, generando un pregiudizio positivo nei consumatori. Secondo Crepet, spesso non è chiaro cosa venga effettivamente creato dall’IA e in che modo. Tuttavia, c’è soprattutto un pericolo su cui bisognerebbe fare attenzione, che suona molto come una profezia nefasta.

 

Secondo il sociologo, il rischio più grande non risiede nello sviluppo della tecnologia in sé, ma nel modo in cui viene utilizzata. Il pericolo principale è la perdita di autonomia: sempre più persone stanno delegando alle macchine compiti che prima erano affidati alla propria capacità di pensiero e risoluzione dei problemi.

“Se pensiamo che la tecnologia debba risolvere tutto per noi, finiremo per non essere più in grado di affrontare nulla da soli”, ha ammonito Crepet. Il suo invito è quindi quello di usare l’IA con consapevolezza, senza dipenderne completamente, preservando la capacità di pensare in modo critico e creativo. A tal proposito, lo psichiatra ha sottolineato l’importanza della creatività umana, che nasce dall’esperienza e dal rischio, caratteristiche che l’IA non possiede.