Fabiola Palese ritrovò il cadavere di Paolo Calissano nell’appartamento del quartiere Monte Mario, in cui l’attore viveva. La donna non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e, in un’intervista a Il Messaggero, dichiarò: “era depresso, non usciva quasi più, ma non si è suicidato perché non era da lui“, aggiungendo: “credo che non abbia retto a tutti i farmaci che prendeva per via della sua depressione“, per poi rivolgere una forte accusa al mondo dello spettacolo: “il mondo spettacolo gli aveva voltato le spalle, ma lui voleva un’occasione di riscatto che nessuno gli ha concesso“.
La vita dell’attore è stata macchiata da una tragedia avvenuta nel 2005, quando una sua amica, Ana Lucia Bandeira, ballerina brasiliana, madre di due figli, morì nel suo appartamento a Genova per overdose di cocaina. Calissano venne arrestato con l’accusa di cessione di stupefacenti e condannato a quattro anni di reclusione. Nel 2008, invece, dopo un incidente stradale. venne trovato ancora positivo alla cocaina, scontando la pena in una comunità di recupero dalla tossicodipendenza. La procura di Roma aveva aperto un’inchiesta sulla sua morte e il fratello dell’attore, Roberto Calissano, ha annunciato la chiusura con archiviazione.
Roberto ha spiegato che secondo le indagini Paolo è deceduto “non a causa di stupefacenti, ma per un’intossicazione da farmaci antidepressivi“, in quanto “quella sera accettò il rischio di morire, probabilmente”. Roberto dice che Paolo si è suicidato per la depressione e per i suoi debiti, senza comunicare l’ipotesi di reato formulata dai pubblici ministeri, motivando questa decisione con una frase ben precisa: “Ci siamo impegnati a non rivelarlo prima della conclusione, ma basti sapere che sono state ricostruite le difficoltà patrimoniali di Paolo”.
Il fratello chiarisce anche un’altra voce che è stata messa in giro dopo il ritrovamento del suo cadavere: quella che fosse in avanzato stato di decomposizione, precisando: “Oggi l’indagine ha chiarito che in realtà era morto da poco, nella notte fra il 29 e il 30 dicembre. L’abbandono è stata una fantasia di alcuni media”.
Roberto lo ha sentito per l’ultima volta il 19 dicembre e, riguardo a quell’ultima telefonata, ha dichiarato: “Era giù. Non gli feci abbastanza domande, forse. Tutto rimase nella sfera del non detto”. Secondo Roberto, Paolo aspirava al diritto all’oblio, mentre i motori di ricerca continuavano a tirar fuori la storia del consumo di stupefacenti, dalla quale non riusciva a liberarsene, oltre ad essere tagliato fuori dal mondo dello spettacolo. Per tutti questi motivi, alla luce di tutto questo, Paolo merita verità.