Paderno, prete incontra Riccardo in penitenziario e accade l’impensabile (2 / 2)

Don Claudio Burgio, cappellano del penitenziario minorile Beccaria di Milano, in cui Riccardo Chiaroni è detenuto, ha avuto un incontro col 17enne e ha rivelato a Il Messaggero cosa è accaduto nel corso dello stesso, parlando sia di come gli è parso il reo confesso,  che delle sue sensazioni a caldo.

Il prete della casa circondariale ha  descritto Riccardo come un ragazzo fragile, provato, pronto a confessarsi,  accettando l’aiuto di chi voglia stargli accanto.    Don Claudio ha scritto un libro intitolato “Non esistono ragazzi cattivi” . Riccardo lo ha immediatamente riconosciuto, chiedendogli di confessarlo.

Il don smentisce il ritratto del 17enne fatto dai giornali,  poiché non ha ravvisato alcuna difficoltà di comunicazione in lui,  a differenza di ciò che la stampa ha scritto. Di esperienza  il cappellano del Beccaria ne ha tanta, più di due decenni, in cui è entrato a contatto con la realtà, con le storie e i racconti aventi per protagonisti ragazzi dal vissuto complesso, difficile, come da lui stesso dichiarato nel corso di un’interessante intervista a Il Messaggero.

Don Burgio, dall’alto della sua esperienza,  è arrivato a fare un’analisi molto saggia e profonda  di ciò che ha ravvisato in Riccardo, in cella con l’accusa di triplice delitto premeditato, dicendo:   «In lui, come in altri ragazzi che incontro, ho trovato un vuoto profondissimo che è un abisso a cui gli adulti, compresi noi preti, non sappiamo né intercettare né rispondere»

Spesso i ragazzi d’oggi devono fronteggiare avversità  anche molto severe da soli o venendo incompresi dall’esterno  e su questo il prete ha un suo preciso parere, aggiungendo: «Ho la sensazione, anzi la certezza, che questi ragazzi non sappiano a chi rivolgersi».  Proprio come ha fatto nel corso dell’interrogatorio, Riccardo ha ribadito al don di aver avuto un senso di oppressione e un’estraneità non solo per quanto riguarda la famiglia ma in generale, anche nelle altre relazioni sociali».  Don Burgio non ha certo tolto la responsabilità della mattanza,  ma  è convinto che ci vorranno tempo e calma per spiegare cosa è accaduto quella maledetta sera nella villetta familiare di Paderno Dugnano.