Un team di ricercatori guidato dalla virologa cinese Shi Zhengli, nota come “batwoman” per i suoi studi sui coronavirus dei pipistrelli, ha identificato un nuovo lignaggio di coronavirus, denominato HKU5, in grado di legarsi al recettore umano ACE2, lo stesso utilizzato dal virus SARS-CoV-2 per infettare le cellule.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Cell, è stata condotta presso il laboratorio di Guangzhou in collaborazione con l’Accademia delle Scienze di Guangzhou, l’Università e l’Istituto di Virologia di Wuhan. Il virus HKU5, appartenente al sottogenere dei merbecovirus (che include anche il virus Mers-CoV responsabile della Sindrome respiratoria mediorientale), è stato isolato per la prima volta in un pipistrello giapponese a Hong Kong.
I ricercatori hanno dimostrato che questo nuovo lignaggio, denominato HKU5-CoV-2, può utilizzare non solo il recettore ACE2 dei pipistrelli, ma anche quello umano e di altri mammiferi, aumentando il potenziale di trasmissione interspecie. Sebbene l’efficienza di legame con il recettore umano sia risultata inferiore rispetto a quella del SARS-CoV-2, la scoperta evidenzia il rischio che questi virus, presenti nei pipistrelli, possano adattarsi e diffondersi tra gli esseri umani, sia direttamente che attraverso ospiti intermedi.
I pipistrelli, infatti, sono considerati serbatoi naturali di numerosi coronavirus, grazie al loro sistema immunitario unico che permette la coesistenza con questi patogeni senza sviluppare malattie gravi. La ricerca si inserisce in un contesto più ampio di studi sui coronavirus animali, come quelli condotti dall’Istituto Pasteur di Parigi e del Laos, che nel 2022 avevano identificato tre virus (BANAL-52, -103 e -236) molto simili al SARS-CoV-2 nei pipistrelli del Laos.
Anche nel Regno Unito, nel 2023, erano stati scoperti nuovi coronavirus con potenziale zoonotico, sebbene con una minore affinità per il recettore umano. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, questa scoperta sottolinea l’importanza del monitoraggio e della ricerca per prevenire future pandemie. “Le zoonosi sono il futuro”, ha dichiarato Pregliasco, evidenziando come la vicinanza tra uomo e animali, soprattutto in alcune regioni asiatiche, aumenti il rischio di spillover. Tuttavia, ha precisato che non è detto che questo virus diventi pandemico, ma la vigilanza rimane cruciale.