La strage di Nuoro, indubbiamente una delle più efferate degli ultimi tempi, sta tenendo occupati senza sosta i reparti speciali di polizia e carabinieri, che, per le loro indagini, torneranno nei due appartamenti in cui si è consumata, quello della famiglia e quello della madre di Roberto, autore della mattanza, poi toltosi la vita.
Il 52enne ha sterminato tutti in soli 30 minuti e questi saranno giorni molto importanti sul fronte investigativo, in attesa dell’esame autoptico sui cinque corpi.
Le autopsie, previste per sabato, sono state affidate al professor Roberto Demontis, supportato dai suoi allievi ma prezioso, finora, è stato il lavoro degli inquirenti che hanno scavato a fondo nei rapporti dei due coniugi al fine di ricostruirli, e capire in che modo la loro relazione possa aver influito sulla strage.
Le foto sono una cosa, la realtà un’altra. Sebbene i rapporti tra Roberto e la moglie apparissero normali, in realtà, erano complicati. Maria Giuseppina era ancora minorenne quando ha messo al mondo la prima figlia e questo ha generato tensioni tra Roberto e la famiglia della donna, soprattutto col suocero che però è stato risparmiato dalla mattanza. La coppia si stava separando e pare che il loro amore fosse giunto al capolinea.
Il presunto movente della strage potrebbe essere legato al fatto che Roberto non accettava la fine del suo matrimonio. Questo è ciò che Leggo.it, nostra fonte di riferimento per questo articolo, scrive. I vicini di casa di Roberto lo descrivono come tranquillo e disponibile, ma non tutti. C’è chi al contrario, mette in risalto la sua personalità autoritaria e aggressiva. Una vicina di casa, intervistata dal Corriere della Sera, riferendosi all’autore della strage, ha dichiarato: “Spesso urlava. A volte sembrava prepotente e quasi esaltato» e «era possessivo e aveva una mania di controllo smodata, soprattutto su moglie e figli”. Chi abitava nel quartiere non ha ravvisato tensioni lampanti e non risultano precedenti con la giustizia, in quanto il 52enne era incensurato al momento del compimento dei fatti. Si continua a scavare nel passato della coppia per arrivare al movente del caso e preziosa è la testimonianza, in particolare, del figlio 14enne sopravvissuto.