"Non lavorare, fai figli" Pugni e calci alla fidanzata mentre la madre la tiene ferma (2 / 2)

Una serata che doveva essere tranquilla, trascorsa in famiglia, si è trasformata in un incubo per una ragazza di soli 17 anni, colta di sorpresa una aggressione avvenuta nell’appartamento del fidanzato a Torino. A raccontare il tremendo accaduto, in aula, è stata la madre della giovane, testimone diretta dell’episodio, che ha paragonato quanto visto al caso di Marco Vannini, che perse la vita a Ladispoli nel 2015.

«Mi è venuto un flash, ho pensato a lui». Secondo la ricostruzione fornita nel corso del processo, la ragazza era stata immobilizzata dalla madre del fidanzato, mentre il ragazzo la colpiva ripetutamente con pugni, calci e schiaffi. A scatenare l’ira del fidanzato la volontà della 17enne di iscriversi a un corso per diventare insegnante di estetica.

A quel punto, lui avrebbe reagito urlandole: «L’unica cosa che devi fare è darmi un figlio». In un breve momento di lucidità e libertà, la giovane sarebbe riuscita a contattare la madre con un messaggio disperato: «Ti prego, corri». Era quasi mezzanotte. La donna si è precipitata nella casa del fidanzato e ha trovato la figlia visibilmente scioccata, con evidenti segni di percosse, tra cui un occhio tumefatto.

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Dopo averla portata via, l’ha accompagnata prima all’ospedale Le Molinette e poi al Regina Margherita, data la minore età della ragazza. Lì è partita la denuncia. Nonostante ciò, nei mesi successivi le forze dell’ordine non sarebbero mai intervenute, mentre il ragazzo avrebbe continuato a tormentare la 17enne.

«Era sempre sotto casa, le inviava messaggi di intimidazione», ha raccontato la madre.  Oggi il giovane è sotto processo, ma ha negato ogni accusa: «Non l’ho mai toccata». Di fronte ai segni evidenti delle violenze, ha dichiarato: «Se li sarà procurati da sola». Una linea difensiva che stride con la tremenda realtà vissuta dalla ragazza.