“Non è vero niente”. Alessia Pifferi, nuovi inquietanti dettagli (2 / 2)

Queste le parole della Pifferi: “Ho partorito la bambina da sola nel bagno dell’appartamento del mio compagno (a Leffe, nella Bergamasca). Erano le due di pomeriggio. Appena partorito sono andata in camera da letto, ho preso il telefono e ho chiamato il mio compagno che stava lavorando al piano terra”, fino al ricovero all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, in cui la bambina è stata dichiarata con il suo cognome.

Solo due mesi dopo essere venuta al mondo, mentre la “madre” era a Montecarlo col compagno, per via di una febbre altissima, legata a una patologia renale legata al parto prematuro, nell’ospedale in cui era sta ricoverata, ci è dovuta tornare e in quel frangente ad accudirla c’era la nonna materna. Riguardo al padre, la Pifferi ha sempre dichiarato ai poliziotti i conoscere la sua identità ma di non avergli mai detto nulla della figlia, e di doverlo avvisare del decesso. Intenzioni che ritratterà poco dopo, non fornendo nessuna indicazione utile a identificarlo.

La madre della Pifferi, interrogata dagli agenti della Mobile, coordinati dal pm Francesco De Tommasi, spiega di aver saputo che la figlia era incinta già dal terzo mese. E questo cozza con quanto dichiarato dall’assassina che, stando ai suoi racconti, si sarebbe resa conto di essere in stato interessante solo dopo aver avvertito forti dolori alla schiena. Purtroppo di Diana non abbiamo foto, le classiche foto che rimangono impresse nell’album dei ricordi, dal primo bagnetto, al compleanno, festeggiato con parenti e amici. A restituirle un po’ di dignità ci hanno pensato gli abitanti di Ponte Lambro, che hanno organizzato una fiaccolata in suo ricordo, regalandole pelouche, palloncini e lumini.

Diana Pifferi che ora è un angelo e che nessuno ci restituirà mai più (questo è doveroso sottolinearlo)non era nei registri dei servizi sociali, non compariva nelle liste d’attesa dei nidi, non era assistita dalla Caritas di quartiere. Il suo è stato un calvario, fino al decesso che risalirebbe a 24 ore prima del ritrovamento, a causa della fame e della sete. Poi c’è un capitolo a parte, quello delle bugie della Pifferi, come la finta festa di battesimo che, in realtà, non c’è mai stato, perché la piccola era solo un mezzo (brutto dirlo) per muovere a compassione, per farsi regalare qualcosa da amici e parenti. Nei suoi verbali, la 37enne dice che sua figlia era sempre stata in salute e che, solo negli ultimi giorni, era meno vivace del solito, al punto che le avrebbe dato gocce di tachipirina. In realtà la procura ha un terribile sospetto: quello che Diana sia stata tenuta a bada con tranquillanti.

Di sicuro la piccola non era così in salute come la madre l’ha descritta. I vicini di casa parlano di una piccola gracile, sempre tenuta nel passeggino, che si muoveva faticosamente, come se fosse stordita e che, nel momento in cui, in piazzetta, voleva divertirsi con altri bimbi della zona, veniva rimproverata bruscamente. Con la sorella, invece, pur essendo distante da lei poche centinaia di metri, aveva rapporti pessimi, in quanto non condivideva le sue frequentazioni. Intanto oggi sul corpicino di Diana verrà effettuato l’esame autoptico, dal quale, si spera, possano emergere le cause del decesso.