Neoplasia stomaco, troppo spesso scoperta in ritardo: sintomi e chi rischia (2 / 2)

In un interessante articolo del Corriere, in cui a rompere il silenzio è l’Associazione Vivere Senza Stomaco,  viene spiegato che, in una bassissima percentuale di casi, più esattamente nel  20% di essi,  viene effettuata una diagnosi precoce di neoplasia allo stomaco, mentre, purtroppo, nel restante 80% dei casi, si arriva a diagnosticarlo quando si è già diffuso, ossia si è esteso ad altri organi (neoplasia metastatica).   Se  non viene effettuata la diagnosi precoce, dopo 5 anni dal momento in cui la neoplasia viene individuata, solo il 32% dei pazienti rimane in vita.

Sono dati allarmanti, di cui ha parlato al Corriere Carmine Pinto, direttore dell’Oncologia medica del Comprehensive Cancer Centre dell’Ausl-Ircss di Reggio Emilia . Ma per quale motivo solo un terzo dei pazienti, a cinque anni dalla diagnosi, sopravvive? Purtroppo la neoplasia allo stomaco è aggressiva e inizia a manifestare i suoi sintomi quando è già in uno stadio avanzato. Ma quali sono i sintomi di una neoplasia allo stomaco a cui prestare attenzione? Come riconoscerli?

Assodato che sono vari e che, ad un occhio non esperto,  potrebbero essere attribuiti ad altre patologie di minore importanza,  i sintomi  di una neoplasia allo stomaco possono andare dal dimagrimento senza motivazioni evidenti, al dolore addominale persistente. Va prestata la massima attenzione a tracce ematiche nelle feci, oltre che a nausea, mancanza di appetito, stanchezza e debolezza frequenti.

Ci sono soggetti con un rischio maggiore di  essere colpiti da questo tipo di neoplasia, tra cui quelli con un’infezione cronica da Helicobacter pylori, in quanto tale batterio può colonizzare la mucosa gastrica, ossia il rivestimento dello stomaco.  Tra i fattori di rischio della neoplasia allo stomaco troviamo obesità e sovrappeso, sedentarietà , fumo, alimentazione deficitaria di frutta e verdura, consumo eccessivo di carni rosse, cibi affumicati, nitrati.

Attenzione alle patologie ereditarie dovute a mutazioni geniche,  ereditate da consanguinei dei pazienti , come la mutazioni del gene CDH1.  I sintomi sono vari così come vari sono i fattori di rischio ma la parola d’ordine è precocità. Perdere tempo  può solo portare ad una diagnosi in ritardo, con la minore possibilità di sopravvivere.